Luciano Odorisio, Politica

Padellaro e il solito governo balneare

Scrive La Repubblica:

BRUXELLES PRONTA a slittare di tre mesi la procedura d’infrazione, ma poi l’Italia dovrà applicare una legge di Bilancio rigorosa”. 

Risponde Antonio Padellaro:

A CHI HA I CAPELLI GRIGI (tendenti al bianco) i governi balneari della Prima Repubblica suscitano le nostalgie dei vent’anni quando, come nei ricordi sfumati della bella età, tutto andava bene anche se in realtà tutto andava come sempre. 

Per non sbagliarmi, ho letto su Wikipedia che erano esecutivi nati “con un mandato di breve termine, di transizione o decantazione, al fine di dare una tregua con una ‘pausa estiva’ a tensioni politiche particolarmente aspre all’interno di una maggioranza parlamentare”. 

Se davvero Bruxelles ci concederà luglio, agosto e settembre per rimettere a posto i conti sarà forse la prima volta che l’abitualmente arcigna Ue si mostrerà benigna, in considerazione delle alte temperature stagionali oltre che dei nostri guai. 

Quanto alle “tensioni politiche della maggioranza”, niente di nuovo sotto il Solleone, con la differenza però che oggi un governo balneare sembrerebbe già in qualche modo incorporato in quello gialloverde. 

Un po’ come certi vezzosi modelli cabrio, col tetto pieghevole in tela da abbassare nei viaggi vacanzieri. 

Oddio, alla luce di debito, deficit, spread, disoccupazione, autonomie regionali e delle prossime Sea Watch in arrivo, più che una decappottabile a Conte, Salvini e Di Maio servirebbe un mezzo blindato. 

Tuttavia, nel vocabolario della politica, il verbo “decantare” può assumere un suono riposante. 

Tra i suoi significati, infatti, non c’è solo quello che indica la separazione di un liquido dalla feccia per renderlo più limpido. 

Ma anche: “Celebrare con alte lodi” e, soprattutto, “cantare in musica”. Anche qui (ah la memoria malandrina) ci sovvengono, insieme al “Disco per l’Estate”, i cinema all’aperto dei film con De Sica, Boldi, Calà e i “cretini di un’Italia felice” (Enrico Vanzina). 

Se ci sarà concessa, la tregua sposterà probabilmente più in là (a primavera?) le lancette delle elezioni anticipate diradando i litigiosi vertici di Palazzo Chigi (ora che anche i talk show si sono spiaggiati). 

Mentre sul terreno dell’Italia smutandata, il Salvimaio si è già portato avanti: dall’avvocato in brachette che apostrofa il premier al Capitano che, sempre da un balcone, si manifesta in slip e tubo innaffiatore, proprio come il ragioniere del piano di sopra. 

Insomma, sul bagnasciuga ritroveremo l’Italia dell’eterno rinvio, con cocomero, timballo e cambiali al seguito (in attesa dei mini bot). 

Quanto a noi dopo aver sfogliato sotto l’ombrellone le foto sbaciucchianti dei leader con le fidanzate, nell’assopirci cullati da “Sapore di sale”, Giuseppe Conte ci sembrerà un Giovanni Leone messo a dieta. Per cortesia, svegliateci a ottobre. 

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