Luciano Odorisio, Politica

‘Ncazzati neri nel M5S scrivono a…

di Luca De Carolis e Wanda marra per Il FQ, 26-10-19

La foto di gruppo, la passeggiata in centro, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che scherza con un bimbo. Nell’ultimo atto in Umbria i giallorossi sorridono, ma un passo oltre le urne c’è già la fila per presentare il conto di una sconfitta ai due leader che ci hanno provato, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. 

Subito, già lunedì. 

La sintesi la fa un big grillino, asciutto: “Se il M5S dovesse andare male sono già pronti a saltare alla gola di Di Maio”. PERCHÉ IL PRIMO DATO che guarderanno i 5Stelle sarà il risultato della loro lista. “Questa volta non potremo dire che correvamo contro tutti”, ringhiano un paio di parlamentari. 

Ergo, peserà anche l’eventuale distanza dal Pd, perché l’accusa già pronta per il capo è quella di aver permesso ai dem di vampirizzare il M5S, con un’alleanza che ha disorientato gli attivisti umbri: quasi inerti in campagna elettorale, raccontano, “perché non sapevano cosa dire alla gente, in una Regione dove per anni avevano combattuto il Pd e denunciato il caos nella sanità”. 

Ma l’Umbria è solo un’altra miccia, perché il disagio nel Movimento viene da lontano, e lo si tocca con mano nei gruppi parlamentari, che in maggioranza non rispondono più a Di Maio. 

Il tema sono la rotta e l’assetto del M5S. Ed è per questo che è già pronta una lettera firmata da diversi parlamentari per Davide Casaleggio, in cui chiederanno la convocazione di un ’assemblea del Movimento per ridiscutere tutto. 

E il primo obiettivo è creare una segreteria politica e magari organi aggiuntivi, con cui il capo politico debba discutere e decidere. Qualcosa di diverso, spiegano varie fonti, dal “team del futuro” con 12 eletti ripartiti per temi che Di Maio conta di far eleggere dagli iscritti entro dicembre, assieme a referenti regionali. Nel Pd la situazione appare meno esplosiva, ma comunque critica. 

Sotto accusa, la linea troppo accondiscendente del segretario nei confronti di M5S. Era proprio così necessaria la foto umbra di ieri, con Zingaretti in prima linea? 

Nel partito in molti lo considerano un errore. L’iniziativa l’ha voluta Di Maio. C’era bisogno di assecondarlo? 

Dal quartier generale del segretario difendono la scelta: davanti a un centrodestra che si presenta unito, era un passo necessario. Lunedì non cadrà il governo, né accadrà nulla di definitivo, assicurano. Ma Zingaretti ne uscirà indebolito. Certo, dipende dalle percentuali e dai pesi. 

Matteo Orfini ha chiesto il congresso e Graziano Delrio potrebbe avanzare perplessità sulla gestione di questa fase, mentre le diverse frange di Base Riformista (quella di Luca Lotti e quella di Lorenzo Guerini che guarda solo a Dario Franceschini) batteranno cassa. 

A metà novembre è già prevista un’iniziativa a Bologna. All’orizzonte, un congresso dopo le Regionali in primavera. 

Zingaretti avrà bisogno di rilegittimarsi. Nel frattempo, potrebbe essere successa qualsiasi cosa. L’Umbria potrebbe persino essere il piano inclinato che porta Franceschini a Palazzo Chigi, causa indebolimento dei 5Stelle e deterioramento dei rapporti tra Di Maio e Conte.

Il capo delegazione dem al governo gestisce praticamente tutto in prima persona: è lui che ha tenuto per buona parte anche i rapporti con Walter Verini, commissario nella Regione. Ma bisognerà vedere se Sergio Mattarella accetta un altro cambio in corso di legislatura. 

RESTA la variabile Italia Viva. Matteo Renzi non è stato invitato sul palco di Narni. Però Di Maio aveva chiamato Teresa Bellanova, che ha declinato, sia per sé, che per altri esponenti del partito. Una presa di distanza.

Da lunedì, Renzi non perderà occasione di bombardare il governo, ma giocherà molto di rimessa. Previsti arrivi locali subito dopo il voto. E poi, c’è da mettere a punto una strategia. 

Due dichiarazioni di ieri fanno capire quanto Iv sia pronta a giocare solo per sé. 

E su richiesta, pure per la Lega. “Italia Viva concorrerà alle prossime Regionali del Veneto, ma non ha ancora valutato possibili alleanze”. Mentre il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, la mette così: “Vedo in Italia Viva una voce critica che può contenere le derive di questa maggioranza”.

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