I Ricordi di Caterina, Luciano Odorisio, Politica

Il mio Non-Sessantotto

di Caterina Abbate

Non ho fatto il Sessantotto. Allora ero impegnata a studiare e a fare esami. Ero soltanto una spettatrice attenta degli eventi.
Un giorno mi trovavo all’università di Napoli per assistere ad una lezione.

In quel tempo non era ancora stata intitolata a Federico II, per quanto fossero trascorsi secoli dalla sua fondazione nel 1224: la nuova denominazione fu infatti attribuita soltanto nel 1987.

Eppure, grazie a Federico II, era stata la prima università laica e statale del mondo.

Seguivo una lezione nell’aula 4 della Centrale, che si trovava al secondo piano, in un luogo appartato rispetto al corridoio principale, dal quale ci separavano diverse porte.

Ad un certo punto si udì un clamore: sirene, grida.
Ci affacciammo ad una finestra che si apriva su un cortile interno e vedemmo del fumo uscire dalle finestre della biblioteca all’ultimo piano.

Erano già arrivati i vigili del fuoco, avevano montato lunghe scale e stavano evacuando le persone bloccate nella biblioteca invasa dal fumo.
I vigili ci invitarono a restare dove eravamo.
L’incendio si era sviluppato in un’aula del pianterreno, dove erano stati nascosti dei fusti di benzina per confezionare bottiglie molotov.
I vigili del fuoco, prontamente accorsi, avevano già domato l’incendio, ma il fumo sprigionatosi aveva invaso i corridoi.
Le scale dell’edificio avevano fatto da camino e la biblioteca si era riempita di fumo.
La posizione defilata della nostra aula ci aveva risparmiato la stessa spiacevole esperienza.
Anche se forse avrei gradito scendere con l’autoscala sorretta da un aitante vigile del fuoco.
Quando il fumo si diradò, ci fu consentito di abbandonare l’aula.

Di corsa nel corridoio.

Incontrai un ragazzo col viso insanguinato.

C’erano stati violenti scontri tra gruppi di opposte fazioni e con le forze dell’ordine.

Scontri a Milano, 1970

Come del resto era avvenuto in altre università.
Mi avviai affannosamente  verso il corso Umberto I.

Volevo raggiungere al più presto la stazione, tornare a casa.
Sui marciapiedi opposti del corso Umberto I erano schierati carabinieri e poliziotti.

I visi pallidi e tesi, sotto i caschi, dietro gli scudi, di ragazzi della mia età.

P.P.Pasolini

Mi risuonavano nella mente le parole di Pasolini sugli scontri di Valle Giulia: “Io sto con i poliziotti.

Non con i figli di papà.

Ed io che ero figlia di un pensionato non ero una “figlia di papà”.

Detestai quelle scene, pensai che avrei cercato sempre la strada della ragione e del dialogo, ma la politica mi ispirava soltanto diffidenza e timore.

E feci parte per me stessa.

 

Non per nulla avevo letto il mio Dante Alighieri, che deprecava la pratica della violenza tra cittadini.

Caterina Abbate

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Sono un po' strega perché ebbi la sorte di nascere a Benevento, ma sono e sarò sempre una ragazza degli anni Sessanta. Per tutto quello che ciò significa.

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