intervista a Minniti a cura di Salvatore Cannavò per Il FQ, 25-9-19
“Un buon primo passo”. Marco Minniti, ex ministro degli Interni, sul tema migranti ha le idee chiare e ci tiene a esporle seguendo un filo logico.
Cosa pensa degli accordi di Malta?
La ministra Lamorgese ha fatto un eccellente esordio. Si tratta di un buon primo passo, senza trionfalismi perché ci sarà ancora da lavorare.
In che direzione?
Verso una strategia italiana di governo dei flussi con l’obiettivo di una strategia comune dell’Europa. Quella dei porti chiusi non era e non sarà mai una strategia, ma una drammatica “propaganda”che serviva a nascondere due cose: gli sbarchi nel nostro Paese non si sono mai fermati, anzi il 90% degli arrivi è direttamente gestito dagli scafisti, quindi con un trionfo della illegalità.
L’altro aspetto?
Lo scacco sui rimpatri. Si era diffusa l’idea che in pochissimo tempo potessero essere rimpatriate 5-600 mila persone, ma non si è fatto nulla. Neanche la revisione di accordi già firmati.
Che strategia propone?
Una ipotesi basata su quattro pilastri. Il primo riguarda la redistribuzione e i rimpatri. A Malta un gruppo di Paesi ha convenuto sulla redistribuzione automatica degli arrivi nei due primi approdi nel Mediterraneo centrale, Malta e Italia. Costituisce una assunzione molto importante di responsabilità. Per la prima volta siamo a una rottura del linguaggio e nelle vicende diplomatiche esprime una potenzialità. Ci siamo trovati di fronte a un’Europa più consapevole che sul terreno delle migrazioni si gioca un destino comune.
Non è forse merito di Salvini?
No, l’Europa ha visto con i suoi occhi l’abisso verso il quale si stava dirigendo e ha capito che quell’abisso poteva essere particolarmente contagioso. La sfida delle democrazie, del resto, è tenere insieme due principi che l’ex ministro degli Interni aveva contrapposto: sicurezza e umanità. A Malta si è capito che la sfida ai nazional-populismi non è possibile in un Paese solo.
È una svolta storica?
Quando si tratta di mettere d’accordo numerosi Paesi la prudenza è d’obbligo ed è bene non farsi prendere dai trionfalismi. Consiglierei di esibire i risultati una volta ottenuti.
Gli altri pilastri?
Il secondo riguarda la sicurezza del Mediterraneo centrale. L’Europa aveva messo in campo la missione Sophia, divenuta una missione navale senza navi in mare… per lo meno contraddittorio. Va ripristinata interamente e contrastati quindi gli arrivi diretti.
Ma ci saranno sempre degli arrivi…
La vera partita si gioca in Africa e il tema non riguarda soltanto Malta e Italia, ma tutta la Ue. Sulla rotta balcanica l’Ue ha investito 6 miliardi di euro, sull’Africa non ci si può fermare a pochi milioni. Guardiamo a cosa sta avvenendo in Tunisia, Algeria, Egitto, per non parlare della Libia. Pensiamo che quello sahariano è ormai il vero confine dell’Europa. Serve una politica unitaria dell’Europa verso l’Africa e una politica univoca verso la Libia. Qui occorre un cessate il fuoco che riattivi un processo di stabilizzazione e un immediato piano europeo di carattere umanitario.
Le intenzioni finora si sono sprecate .
È arrivato il momento di un progetto comune tra Ue, Onu e Unione africana per svuotare i centri di accoglienza in Libia, definire tramite l’Onu direttamente in Libia chi ha diritto alla protezione internazionale per arrivare in Europa con corridoi umanitari. E poi gestire il rimpatrio nei Paesi di provenienza assegnando un budget a ogni migrante.
Non serve una visione più complessiva?
Infatti il quarto pilastro è di sistema. Da affrontare con un doppio movimento: il superamento dei decreti Sicurezza di Salvini sulla base di un’istanza di sicurezza, e inserendo la parola integrazione, fondamentale per rendere un Paese più sicuro. E poi con una legislazione che contrasti ogni forma di illegalità e apra canali di legalità.
Propone di superare la Bossi – Fini?
Sì, occorre superarla per gestire l’immigrazione con i Paesi di provenienza. Gestire la componente di solidarietà con i corridoi umanitari e quella economica attivando nelle ambasciate le liste di coloro che vogliono venire nei nostri Paesi.
Conte si muove nella giusta direzione?
Un governo non nasce per evitare le elezioni, deve darsi una missione e la missione di questo governo è prosciugare il brodo di coltura del nazional-populismo alimentato da rabbia e paura. Una politica moderna, di governo dei flussi migratori che tenga insieme sicurezza e umanità è la chiave per prosciugare tutto ciò. La seconda chiave è quella di affrontare le diseguaglianze sociali. Se lo farà il governo ha vita, altrimenti quello che è uscito dalla porta rientrerà dalla finestra più forte di prima.