Luciano Odorisio, Politica

Matteo vs Matteo: il finto duello tra un talent e Temptation Island

estratto dell’articolo di Alessandro Robecchi per Il FQ, 24-9-19

“(…)

 DEI MOTIVI si sa tutto: i due Mattei hanno interesse ad accreditarsi a vicenda come nemici, uno tiene su l’altro, per dirla veloce. 

L’arbitro del match spera di aggiungere un altro mattoncino a quel castello di cartone e conformismo che qualcuno chiama “la terza camera dello Stato” (e qui sì che servirebbe una riforma costituzionale che riduce le Camere, da tre a due). 

Il contesto è noto, dunque, senza nemmeno fare grandi sforzi di fantasia se ne potrebbe scrivere la cronaca prima che accada. I character in campo si conoscono, è una battaglia culturale, perché ogni venditore di aspirapolveri ha il suo stile e il suo linguaggio. 

Uno va alla fiera della cipolla (popolare, a contatto col territorio, qui si lavora, via i negher! Super-local-medievale), e l’altro discetta di “intelligenza artificiale” (le tecnologie, il futuro, che palle i lavoratori! Super-global-su-Saturno). 

Dunque il format Renzi-Salvini di metà ottobre sarà paragonabile ad altri format televisivi. 

Il talent, prima di tutto, perché un così considerevole scontro tra ego non si vedeva da tempo e le probabilità che venga ambientato in una seconda media sono piuttosto alte. 

Uno che dice mojito! 

E l’altro con i faldoni della cronaca nera (solo quella dei neri) sotto il braccio. Sarà anche un po’ Temptation Island, però, con il gioco di seduzione, le occhiatine, le spiritosaggini, le ciglia che sbattono. 

Già se ne sanno i toni, già si immaginano le pose e le mossette. 

Di Salvini sappiamo quella passione per gli elenchi con le dita che contano, metà arbitro di pugilato e metà dizionario dei sinonimi. Di Renzi si sa la finta autoironia e certi guizzi teatrali. 

Uno spingerà sul vittimismo – che gli vogliono tutti male, che lo odiano, che c’è il complotto contro di lui –, l’altro farà intendere alla platea che tutto questo non esisterebbe se gli italiani non fossero stati così scemi da non capire il suo referendum (e ogni volta che apre bocca sull’argomento, la gente corre all’i ng inocchiatoio per ringraziare il Cielo di aver votato no). 

Si prenderanno a colpi di Bibbiano in faccia, e vabbè. E poi ci sarà spazio per il leader generalista, il mio format preferito. 

Renzi pare espertissimo in ogni tipo di sport purché si vinca: Formula Uno, pallavolo, scherma, ginnastica artistica, farà la battutina sui viola; Salvini farà il Berlusca e detterà la formazione del Milan (o qualcosa di polemico, come uno della curva, ma ancora a piede libero). Parleranno dei figli, “da papà”. 

NON SI DIMENTICHI, nella Gran Sagra del Prevedibile, la reazione dei social, come si fronteggeranno i sostenitori del “Capitano” (ossignùr, ndr) e i Renziani Rinati del Settimo Giorno (già #senzadime). 

Le tifoserie, assiepate tra le tivù e gli smartphone, potranno intonare i loro cori, dare pagelle, urlare “merde!” agli altri. 

Poi diranno che il loro beniamino ha “asfaltato” l’avversario, e qui vedremo linguaggi perfettamente sovrapponibili, le stesse identiche parole, in scala uno a uno, persino nella sciatteria sintattica e nell’avventurismo grammaticale. 

Niente di collettivo, mi raccomando, solo esercizi di stile privati esibiti in pubblico, come è giusto per tifosi personali di partiti personali, privati, esibiti in pubblico.

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