Luciano Odorisio

Ma chi è l’intrepida Carola, la capitana che si oppone al Capitano?

Sandro Orlando per il “Corriere della sera”

A Ovelgönne, frazione di Hambühren, in Bassa Sassonia, la notizia ha appena aperto il tigì della prima rete pubblica. 

Il signor Ekkehart risponde al telefono con la voce serena: «Se sono orgoglioso di mia figlia? Certo che sì. Preoccupato per lei? Ma no, se la sa cavare». 

L’ingegner Ekkehart, 74 anni, è il papà di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, la ragazza che Matteo Salvini ha definito una «sbruffoncella», e di sua figlia dice: «Si possono non condividerne i modi, ma sta facendo la cosa giusta».

La signora Siglinde, dalle sue spalle, gli fa eco: «Quello che sta facendo esprime pienamente il suo carattere, Carola fa sempre quello che ritiene giusto». Solo che mentre la mamma ammette di aver paura, il papà, un ingegnere elettronico in pensione dopo 30 anni di lavoro nell’ industria militare, si mostra tranquillo: «Mia figlia ha 31 anni, e sa quello che fa».

Aggiungendo poi divertito: «Carola parla cinque lingue e conosce anche un po’ di italiano, speriamo solo che non abbia il modo di perfezionarlo in qualche vostro carcere».

«Quando era più piccola ha girato tutto il Sudamerica in autostop. È stata in Antartide e al Polo Nord, ha fatto per otto mesi la volontaria in una riserva in Kamtchatka, e andata in Pakistan da sola e non ci ha mai dato preoccupazioni», continua il signor Ekkehart, spiegando di aver sentito sua figlia l’ultima volta domenica scorsa, quando era già vicino Lampedusa: «Ma la linea era molto disturbata, e abbiamo comunicato poi via mail».

Lui è stato un ex ufficiale della Marina, «colonnello», aggiunge in italiano. 

Se questo ha influito sulle scelte di Carola? «Ma no, io al massimo ho navigato su una barca a vela». 

Eppure mentre la più grande, Barbara, ha seguito le sue orme, studiando ingegneria all’università di Hannover, l’altra ha deciso dopo le superiori di intraprendere la carriera marittima, e si è iscritta alla scuola nautica di Elsfleth, vicino a Brema. «All’epoca era miope, e con quel difetto visivo non poteva essere ammessa. Così decise di farsi l’operazione col laser».

Dopo otto semestri di corsi ed esercitazioni Carola comincia così ad imbarcarsi come ufficiale di complemento sulle navi da crociera in Sudamerica. 

«Lavorava dai tre ai sei mesi, ma poi il resto dell’anno viaggiava». È un po’ una mania di famiglia questa, perché anche Barbara gira molto in Sudamerica come volontaria di Ong cristiane, prima di essere assunta nella filiale della Volkswagen in Messico, e poi in quella in Brasile.

Dopo l’esame da primo ufficiale nel 2015 Carola si imbarca per sette mesi con la Arctic Sunrise di Greenpeace, per una campagna nel mare del Nord. Dopo di che si iscrive alla Edge Hill University di Liverpool per prendere un master in conservazione ambientale. Costo: oltre 40 mila euro.

«Se siamo ricchi? No, certo le abbiamo comprato una casa in Inghilterra, ma lei con i suoi imbarchi guadagna abbastanza da potersi poi permettere dei periodi di volontariato». 

Nel maggio 2016 conosce la Sea Watch, e l’ estate successiva partecipa in modo più continuativo alle missioni di salvataggio nel Mediterraneo. 

Nel frattempo alterna lo studio a lavori per tour operator ed esplorazioni polari. Ad abitare resta nella villa dei genitori tanto è sempre in giro. 

«Fidanzati? Mai visto nessuno – sospira il padre – del resto con una vita così».


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