Sembra essere la Capitale il luogo più caldo dello scontro fra la Lega e i 5 Stelle. Dopo lo stop di Matteo Salvini all’inserimento del cosìddetto “Salva Roma”nel Decreto crescita, che a molti è sembrata una ritorsione per le richieste di dimissioni di Armando Siri, indagato per corruzione, da parte del Movimento, i Cinque Stelle romani sono passati al contrattacco: il Carroccio – dicono – deve restituire i 49 milioni di rimborsi elettorali che la Lega – secondo il tribunale di Genova – dovrebbe restituire.
I toni sono decisamente duri. Scrive su Facebook Giuliano Pacetti, capogruppo in Campidoglio: «Il ministro dell’interno è un chiacchierone: la smetta con la campagna elettorale e lavori un po’.
Dopo decenni i conti di Roma sono finalmente positivi grazie alla sindaca Raggi. Si vede che Salvini con i numeri ha difficoltà a capire, eppure gli è stato spiegato bene: il nostro Salva Italia taglia 2,5 miliardi di interessi alle banche e li restituisce agli italiani. Comunque, – e arriva l’affondo – prima di parlare, restituisca i 49 milioni che la Lega deve a tutti gli italiani al nord come al sud. Meno felpe, più fatti!».
Il Movimento romano diventa capofila dell’antagonismo al ministro dell’interno. Le tensioni fra gli alleati di governo, che nelle ultime settimane si sono acutizzate, sembrano sempre meno un gioco delle parti messo in scena per motivi elettorali in vista delle europee.
Qualcosa sembra essersi rotto. L’attacco sui 49 milioni rompe un tabù che i Cinque Stelle si erano auto-imposti dal momento della formazione del governo Conte.
Il fatto che l’affondo arrivi dalla Capitale non stupisce, visto che la sindaca Raggi è nel mirino del vicepremier leghista da settimane.
Era stata la prima cittadina della Capitale, ospite giovedì 18 aprile della trasmissione Piazza pulita, ad anticipare il tema con una battuta sibillina, commentando le parole del ministro dell’Interno sulla vicenda Ama;
«Salvini chiede le mie dimissioni? Sarebbe come dire: “visto che devi ancora restituire i 49 milioni presi dalla Lega, dimettiti”.»
Enrico Mentana