Luciano Odorisio, Politica

M5S contro De Micheli sul caso Atlantia

by Gabriella Cerami per Huffington Post 

Il Governo gialloverde ha iniziato a sgretolarsi subito dopo lo strappo sulla Tav Torino-Lione. 

Ora il nuovo esecutivo come primo scoglio incontra proprio quello delle Infrastrutture, in particolare la revoca o meno della concessione ad Autostrade, che oggi il neo ministro dei Trasporti Paola De Micheli ha escluso parlando solo di revisione, come prevede l’accordo di governo. 

Quanto basta per far infuriare il Movimento 5 Stelle che, dal 14 agosto 2018, giorno del crollo del Ponte di Genova, ha annunciato la revoca della concessione ad Autostrade contro tutto e tutti, anche contro la Lega.

Ora la storia si ripete. Il senatore Michele Giarrusso affonda il colpo parlando con Affaritaliani.it: “La De Micheli deve ricordarsi che rappresenta un gruppo che è meno della metà del Movimento 5 Stelle. Se intende differenziare la propria posizione da quella del M5S può benissimo farlo accomodandosi fuori dal governo”.

Il Movimento 5 Stelle ribolle già. L’esponente Pd conferma anche che la Gronda, l’infrastruttura che nel progetto dovrebbe servire a migliorare il traffico genovese, si farà. I più arrabbiati si chiedono: “E con chi l’ha deciso? Lo ha deciso da sola? 

È appena arrivata al ministero…”. Sergio Battelli, deputato genovese e presidente della commissione Politiche dell’Ue, anche lui, seppur con toni più miti, prova a mettere un freno al ministro dei Trasporti sul tema Autostrade: “Ritengo indispensabile aprire un dibattito serio sulla revisione delle concessioni stesse. E la revisione non può scartare, a priori, eventuali revoche”.

Tuttavia la revoca è stata automaticamente esclusa dai due partiti che hanno firmato l’accordo di governo dal momento che nel documento si parla di revisione della concessione, quindi l’esecutivo e Autostrade dovranno sedersi attorno a un tavolo e trattare. 

Invece la revoca è un atto unilaterale e di ciò non c’è traccia nell’accordo. Non a caso il vicesegretario Pd Andrea Orlando chiede nei fatti di rispettare i tempi della giustizia: “Vogliamo cancellare le rendite ingiustificate e vogliamo che i responsabili siano colpiti con le sentenze”.

Il Movimento non ci sta. In sostanza si torna ancora sullo stesso tema ed è delicatissimo negli equilibri del governo giallorosso. I punti di partenza sono più che mai distanti. 

Le vicende dell’ultimo anno parlano da sé. Subito dopo il crollo del ponte di Genova, Luigi Di Maio, allora vicepremier, ha accusato il Pd di aver approvato nel 2015 “nella notte una leggina a favore di Autostrade” per prolungare la concessione e Matteo Renzi che, ai tempi dello Sblocca Italia era segretario Pd, ha risposto di non aver mai preso soldi da Atlantia. 

Il clima era questo e fino a un mese fa non era poi tanto diverso.

Ora dal Movimento vengono lanciati i primi segnali di dissenso, quasi di paura per la piega che il ministero delle Infrastrutture può prendere adesso che non c’è più a guidarlo uno di loro. “Da italiano e da genovese – dice ancora Battelli – non posso più tollerare che l’interesse privato sia messo nelle condizioni di prevalere su quello pubblico. Da italiano e da genovese non posso più accettare un monopolio assoluto senza un preciso obbligo di reinvestire in manutenzione”.

Anche sulla Gronda di Genova lo scontro sta già per aprirsi dopo l’intervista del neo ministro. 

E pensare che Beppe Grillo, anche lui genovese, voleva chiamare l’esercito per bloccare la costruzione. 

Un senatore M5s di peso e vicino al dossier, a taccuini si sfoga così: “Io continuo a pensare che la Gronda non serve a nulla perché la viabilità funziona ricostruendo il ponte. Prima di parlare bisogna studiare”. 

È la prima stilettata che dai grillini arriva verso il dicastero dei Trasporti, a cui sono stati costretti a rinunciare.

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