di Luca De Carolis per Il FQ, 24-7-19
L’ultima bandiera è ammainata, la mutazione è completata, il blog trabocca dell’accusa peggiore: “Traditori”. Il sì al Tav pare una porta verso il non ritorno per il M5S.
Anche se Luigi Di Maio, il giovane capo, prova a urlare un no “forte, convinto, deciso” a lla Torino-Lione.
Giura di “rispettare Conte” ma ribadisce “che per il M5S l’opera resta dannosa, un regalo alla Francia e a Macron”, e si aggrappa a un passaggio che sarà solo burocrazia: “Sarà il Parlamento a decidere sul Tav, a votare, il presidente del Consiglio lo ha detto”.
MA QUELLO è un presidente scelto dai Cinque Stelle, e questo è un governo dove la maggioranza l’hanno ancora i Cinque Stelle.
E l’esito di questa sorta di sillogismo è che il M5S non ha potuto e voluto fermare la Torino-Lione, non ha salvato quello che era un codice di riconoscimento, un simbolo sotto cui ritrovarsi e ritrovare la propria storia.
Tanti saluti, ora non resta che puntare il dito contro la Lega: “Fra non molto potremo vedere con i nostri occhi chi decide di andare a braccetto con Renzi, Monti, Calenda, la Fornero e Berlusconi. Il Parlamento restituirà a tutti la verità dei fatti. Noi non molleremo mai”. Promette quello che può promettere, Di Maio: “Il Movimento presenterà un atto per dire che le priorità sono altre”.
Ma ormai è andata così.
Il M5S voterà contro il Tav, tutti gli altri a favore, e la maggioranza spaccata come una mela rimerrà comunque dov’è “perché nel contratto di governo non c’è il no alla Torino-Lione” ripetono e si ripetono i 5Stelle. I comunicati ufficiali sono un abbozzo di colla, un tentativo di tenere assieme un Movimento che ha già problemi di identità.
Ma nella pancia del M5S tira aria da fine di un’era, piovono chat e messaggi anonimi che grondano rabbia e infinita stanchezza. E c’è chi dice pubblicamente cosa prova.
Per esempio il senatore torinese Alberto Airola, no Tav della primissima ora: “Non avete idea di quante email ho scritto a Conte dopo averlo incontrato e spiegato che potevamo sospendere tutto. Sono affranto. Una battaglia che facciamo da anni, non deve finire così”.
E sulle agenzie tracima anche la rabbia del senatore Emanuele Dessì: “Oggi è una giornata di merda, questa non ci voleva, dopo anni di lotte questa è una sconfitta dolorosissima”. Mentre tace Roberto Fico, il presidente della Camera, l’ortodosso che c’è da sempre nel M5S, che per mesi aveva recitato a scadenza regolare il rosario del no alla Torino-Lione.
“E ra va mo no Tav prima di essere 5Stelle” era arrivato a dire. Ma in un afoso martedì di luglio il dogma è violato. Fico, pare, non era stato neanche avvertito del video. E in serata parlando ai suoi ripete la sua idea, ribadisce che era e resta contrario. Resta quello di prima.
DIFFICILE che possa pensarla diversamente anche Alessandro Di Battista, anche lui zitto, anche lui meditabondo su rotta e fisionomia del Movimento. No Tav, sempre e comunque. Come il presidente dell’Antimafia Nicola Morra che oggi, assicurano, “si farà sentire”, dicendo la sua. “Siamo ridicoli” si macera nell’attesa un big della vecchia guardia.
E poi c’è lui, c’è Grillo. In giornata aveva ironizzato sulla riorganizzazione. In serata, il sì al Tav, contro cui si era schierato anche nelle ultime settimane.
E ufficialmente il garante non dice nulla.
Girano indiscrezioni su una sua reazione furiosa, ma dal M5S smentiscono: “Di Maio ha sentito Grillo, ci ha espresso sostegno sul no al Tav”.
E così sia.