Luciano Odorisio, Politica

LUCARELLI – Negazionisti: “Dal colto al riciclato, l’importante è esser anti”

di Selvaggia Lucarelli per Il Fatto Quotidiano, 13-11-2020

Al solito intelligente e spiritosa:

Un giorno bisognerà seriamente interrogarsi su quanto disagio psichico, oltre che sociale, ci sia dietro a proteste e complottismi degli ultimi tempi, perché a leggere le cronache giornaliere nonché i commenti sui social, il negazionismo sta infestando gli italiani come la xylella gli ulivi salentini. E lo fa in maniera subdola e pericolosa, con alcuni casi umani che si stanno trasformando in casi di cronaca (il razzo illuminante trovato in un pronto soccorso è l’ultimo episodio inquietante). Vediamo insieme le varie tipologie di negazionisti:

NEGAZIONISTA (UN PO’) COLTO. 

Particolarmente pericoloso perché in virtù delle sue capacità dialettiche gode di una certa autorevolezza, il negazionista colto è uno che da una platea di complottisti sgangherati, casalinghe in cerca di riscatto, ignoranti di varia fattura e soggetti deliranti, viene facilmente eletto a massimo profeta e divulgatore ufficiale di ogni minchiata possibile. Per intendersi, è come quando nella casa del Grande Fratello entra uno con un diploma da elettricista e gli altri lo guardano col rispetto che si deve a un veterano di guerra, a uno che torna dall’aldilà dopo 45 minuti di arresto cardiaco, a uno che è tornato da una deportazione nazista.

NEGAZIONISTA MEDICO.

È una specie che fotografa con una certa efficacia non tanto la questione negazionista quanto quella universitaria. Come sia possibile che certi individui con la proprietà di linguaggio di Antonio Razzi sotto acido, capaci di sostenere che i vaccini siano acqua di fogna, abbiano preso una laurea anche lunga e faticosa, è mistero fitto. In tutto ciò, il medico negazionista è sempre quello che ne sa più di primari ed esperti di fama internazionale, ma se si vanno a cercare le sue pubblicazioni su riviste scientifiche, se ne trova al massimo una: quella volta in cui Focus gli ha pubblicato una lettera nella rubrica della posta in cui chiedeva come fare per recuperare un vecchio numero col poster del Krakatoa in eruzione.

NEGAZIONISTA SINCRETISTA. 

È quello che aggrega varie teorie sull ’inesistenza del Covid e cerca di creare un fil rouge per non buttare via niente, dunque: Soros è un rettiliano che chiede al personale medico di iniettare nel nostro corpo del mercurio attraverso un microchip sottopelle che si attiva col 5g e dunque, il premier Conte, con uno speciale telecomando che nasconde nel taschino sotto la sua strategica pochette, ci alza e abbassa la febbre a suo piacimento. Il Covid non è altro che questo: Giuseppe Conte che decide la temperatura del Paese col telecomando.

NEGAZIONISTA RICICLATO. 

È quello a cui non interessa tanto il tema, quanto il ruolo, che naturalmente è quello di chi vede, conosce, diffonde una narrazione alternativa a quella dominante. Ci sono negazionisti del Covid che prima erano terrapiattisti, prima ancora bossettiani, prima ancora convinti che il Molise fosse una regione dello spazio-tempo, prima ancora che l’allunaggio sia stato girato negli studi di Porta a porta e così via, in un generarsi, consumarsi e rigenerarsi di coglionate senza fine.

NEGAZIONISTA COSPIRAZIONISTA. 

Lui ha sempre l’aria di quello che ne sa più noi, ma agisce in sottrazione, parlando poco, utilizzando la sintesi e, soprattutto, la vaghezza. “Il Covid è voluto da poteri forti che agiscono nell’ombra, manovrando persone che alcuni di noi hanno visto entrare di notte nei palazzi del potere con delle strane tute di colore grigio varcando il portone e scortate da individui con delle strane facce che un certo giorno sveleranno all ’umanità il loro piano segreto”. Tu commenti: “Eh?”. E loro: “Scusa ma non posso dirti di più, un giorno capirai”.

NEGAZIONISTA REPORTER. 

È quello che ha il vizio di documentare tutto, che raccoglie prove sul campo, che ha sempre un microfono e un telefonino pronto a testimoniare che il Covid sia inventato, che le ambulanze girino a vuoto, che i pronto soccorso siano delle quinte di cartone messe lì per spaventarci e che la notte le smontino come il set di un film. Naturalmente, i negazionisti reporter sono pensionati, giovani fancazzisti e paranoici di mezza età che fino a 9 mesi fa riprendevano dalla finestra i vicini che facevano pisciare il cane sul portone e ora, colti da mitomania pandemica, si sentono il braccio armato di Repor t

NEGAZIONISTA PER USO PRIVATISTICO. 

Non gliene fotte niente della pandemia, dei numeri, delle terapie intensive, di Zangrillo, di Pregliasco, di mascherine, discoteche, politica, distanziamento. Lui è negazionista perché gli interessa solo alzare la saracinesca e lavorare pure se è un oculista omeopata il cui collirio bio è uno sputo fortissimo nell’iride del paziente. 

NEGAZIONISTA PER MANCANZA DI PROVE. 

È quello che non è lui che deve dimostrarti che il virus non esiste, ma tu che esista. A quel punto tu gli snoccioli numeri, curve, evidenze scientifiche, dati Istat e cartelle cliniche, ma lui ti risponderà sempre: “E quindi?”. In pratica, il negazionista per mancanza di prove è la versione in salsa pandemica della Castelli che discute con Padoan dell’impatto dello spread sui mutui. 

             “Il Covid esiste!”. “Questo lo dice lei”.

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