Luciano Odorisio, Politica

Luca Bergamo, vicesindaco RM:”“Proviamo a fare un governo, con il Pd c’è molto in comune””

“Proviamo a fare un governo, con il Pd c’è molto in comune”

intervista di T. Rodano a Luca Bergamo, vicesindaco di Virginia Raggi.

Nel Pd il primo ponte verso i 5Stelle l’ha gettato Goffredo Bettini, deus ex machina del “modello Roma” negli anni di Rutelli e Veltroni. Proprio da Roma arriva una risposta: Luca Bergamo, vicesindaco di Virginia Raggi, ribadisce la proposta ai dem che consegnò al Fatto subito dopo le elezioni: “Bisogna confrontarsi sui contenuti e verificare se c’è la possibilità di far nascere un governo”. 

Un patto anti Salvini. Una ammucchiata, in pratica. 

Se fosse solo un patto contro di lui lo sarebbe, ma chi parla di inciucio dimentica di aver approvato, un anno e mezzo fa, una legge elettorale proporzionale, passata con i voti della Lega e di Renzi. Quella legge ha prodotto un Parlamento dove esiste una forza di maggioranza relativa, il M5S. A inizio legislatura c’erano due scenari: l’accordo con la Lega o con il centrosinistra. Quella discussione non fu consentita da Renzi. Oggi che l’esperienza con la Lega è chiusa, bisogna chiedere al Pd di sedersi a un tavolo e confrontarsi seriamente, come non ha fatto un anno fa. 

Sulla base di cosa? 

Ci sono convergenze note e anche divergenze, ma ce n’erano paradossalmente di più con la Lega. 

Quali sarebbero? 

Intanto la riduzione del numero di parlamentari. 

Quella l’ha rilanciata proprio Salvini. 

È solo fumo negli occhi, propaganda, come il 90% di ciò che fa. 

E poi? 

Poi tanti temi che riguardano i diritti fondamentali della persona, le politiche sociali, il lavoro e lo sviluppo economico, l’urgentissima transizione ecologica, la cultura, la parità salariale tra donne e uomini, e molto altro. Bisognerà correggere le distorsioni massicce contenute nel decreto sicurezza. E ci sarebbe lo spazio per una politica economica credibile per il paese, per l’Europa e comprensibile ai mercati. Se nasce, non deve essere un accordo anti Salvini, ma un governo serio, in una fase molto delicata. 

Sarebbe comunque tutti contro la Lega, che è per distacco il primo partito. 

Nei sondaggi. Non si sciolgono le Camere solo perché qualcuno pensa di ottenerne un beneficio elettorale. La composizione del Parlamento non cambia solo per il risultato delle Europee. 

È sicuro che vi convenga? 

Dissento da questa idea tutta tattica della politica. Se il Parlamento può fare un governo deve farlo, altrimenti si va alle elezioni. Non certo sulla base di sondaggi e convenienze. 

Così spianate la strada a Salvini, la prossima volta prende davvero il 60%. 

Non è un ragionamento compatibile con il funzionamento ordinato delle istituzioni democratiche. Se ci sono le condizioni perché si faccia un governo bisogna provarci. 

Nel 2013 il M5S aveva come regola costitutiva il fatto di non allearsi con nessuno, 6 anni dopo siede al tavolo con Renzi. Fa impressione, no? 

Non bisogna mica sedersi al tavolo con Renzi. Nel frattempo il Pd ha scelto un nuovo segretario. 

I gruppi parlamentari li controlla lui. 

Il Pd con cui eventualmente ti siedi al tavolo, è un partito che ha sconfessato la linea di Renzi. Bisogna dimenticare l’astio, legittimo, che c’è da una parte e dall’altra. 

Se servissero i voti anche dei fuoriusciti di Forza Italia? 

Non mi pare che servano. 

Ma c’è un confine nell’ipotetica nuova maggioranza? 

Mi chiede se penso si debba accettare qualunque accordo pur di avere una maggioranza? La risposta è no. Dopo di che, cosa significa ora mettere veti? Bisogna sedersi e discutere per vedere se si può essere d’accordo. 

Che ruolo avrà Di Maio? 

Ha fatto un lavoro enorme e faticoso in questo anno e gli va riconosciuto. Io penso che la grande forza del M5S sia però essere un’intelligenza collettiva. Bisogna puntare sull’insieme delle persone che lo rappresentano in Parlamento e sul territorio. Ma credo che l’ultimo dei temi oggi siano i nomi. Nessuno deve porre veti o controveti, sarebbe solo una scusa. 

E Conte invece? 

Credo abbia acquisito un’au – torevolezza e una legittimità nell’esercizio delle funzioni di presidente del Consiglio che gli è riconosciuta nel Paese e all’estero. 

Per Renzi è stato un premier “inesistente”. 

Come d’uso si sbaglia.

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