Luciano Odorisio

L’esercito dei trombati eccellenti!

Mi dispiace per Civati che stimo molto e ho anche votato alle primarie di tempo fa, per Fratoianni che ho votato, per Corradino Mineo che stimo.

“E alla fine la guerra dei Duces si è conclusa zero a zero. Nessun Mussolini andrà in Parlamento europeo, malgrado l’effetto galvanizzante che avrebbe dovuto sortire il nome di Lvi sulla scheda elettorale. 

“Scrivi Mussolini”, recitava infatti lo slogan paraculo del pronipote Caio Giulio Cesare (un concentrato di romanità imperiale sulla carta d’identità), la testa di ferro usata da Giorgia Meloni per strappare qualche voto in più. Hanno scritto “Mussolini” 21.561 persone. 

Non è bastato: Caio è arrivato solo quinto tra i suoi Fratelli d’Italia al Sud. 

Per Alessandra Mussolini, sua cugina e nipote del Duce, le preferenze sono state 15.794 (terza piazzata nella lista di Forza Italia al Centro, dove gli azzurri eleggono solo Antonio Tajani). 

Si ferma quindi a due legislature in Europa: continuerà da semplice militante nel non proprio vivacissimo partito di Berlusconi. 

ANCHE A SINISTRA si piange, e abbondano quelli che in lessico giornalistico vengono volgarmente definiti “trombati”. Non è stata confermata per esempio Cecile Kyenge, ex ministra e ora pure ex eurodeputata. 

Ed ex moglie di Domenico Grispino, candidato nelle liste della Lega a Castelfranco Emilia (Modena). Il Carroccio – non sfuggirà – è il partito di Calderoli, lo stesso uomo che definì la Kyenge “un orango”. 

A Castelfranco la Lega con il suo 23,27% ha trascinato il candidato di destra al ballottaggio: se il signor Grispino risultasse eletto sarebbe davvero l’ultima beffa. 

Non ce l’ha fatta nemmeno Emma Bonino: la sua creatura +Europa si è fermata un punto sotto il quorum del 4%, trascinando con sé anche l’alleato ex grillino Federico Pizzarotti e la sua lista di sindaci. 

Resta fuori, di nuovo, anche Pippo Civati

Dopo la beffa del 4 marzo – grazie alle manovre degli ex fratelli-coltelli di LeU che lo tennero fuori dai posti “nobili” delle liste – stavolta Civati ha condotto una campagna grottesca, mezzo dentro e mezzo fuori: dopo aver scoperto che nelle liste dei suoi Verdi erano “imboscati” due candidati di estrema destra, non potendosi ritirare, ha semplicemente smesso di chiedere voti. Ne ha presi comunque 8.096. 

L’altro ex libero e uguale Nicola Fratoianni ha collezionato l’ennesima sconfitta di ciò che resta – almeno nominalmente – della sinistra italiana. Le sue 17.684 preferenze non hanno sollevato un risultato nazionale drammatico (si consolerà conservando lo scranno alla Camera, a differenza dell’ex senatore Corradino Mineo, pure lui rimasto seppellito sotto la stessa slavina rossa). 

A Daniela Santanchè non sono bastati nemmeno i meloni. 

La pasionaria ex An, ex Destra, ex Forza Italia ora fiera sorella d’Italia, aveva pubblicato il più acuto degli slogan politici aggirando il silenzio elettorale: “Io domenica coltivo meloni”. 

Nel senso ovviamente di Giorgia. 

Santanchè ha preso quasi 8 mila voti, non abbastanza. E non sono abbastanza nemmeno quelli di Elisabetta Gardini, fuggita dalla decadente Forza Italia giusto in tempo per trovare un posto nelle liste meloniane, alle quali ha contribuito con 14.640 preferenze. Anche queste inutili. 

A FRONTE DI QUESTO cospicuo elenco di sconfitti c’è quello di chi c’è l’ha fatta, malgrado guai piccoli e gran di con procure e tribunali. Per esempio l’eterno Lorenzo Cesa, ancora importante per Forza Italia al Sud con le sue 42.192 preferenze. Il nostro ha avuto un discreto numero di procedimenti a carico ma se l’è sempre cavata. 

A volte rocambolescamente: nel 2001 fu condannato a 3 anni e 3 mesi per corruzione, ma due anni più tardi la Corte di appello ha annullato tutto per una questione di competenza del Tribunale dei ministri, determinando il “non luogo a procedere”. 

Cesa però non è ancora sicuro di entrare a Bruxelles: dipenderà da quale collegio sceglierà Silvio Berlusconi (eletto da capolista in quattro circoscrizioni). 

Appesi all’ex Cavaliere ci sono anche Lara Comi (nei guai per la recente inchiesta sulle tangenti lombarde) e Nicola Milazzo (indagato per abuso d’ufficio). È sicuramente dentro, invece, un altro fuoriclasse azzurro delle preferenze, il molisano Aldo Patriciello, che anche stavolta ha portato a casa una ricca dote: 83.502 voti. 

Gli elettori gli hanno perdonato (di nuovo) il gran numero d’inchieste in curriculum (con diverse assoluzioni ma pure una vecchia condanna a 4 mesi per finanziamento illecito). 

Nessun imbarazzo, tra gli elettori leghisti, nel confermare la fiducia ad Angelo Ciocca, che farà il bis a Bruxelles nonostante la condanna in primo grado (1 anno e 6 mesi) nella Rimborsopoli della Lombardia. Ma tra gli eletti salviniani c’è pure Cinzia Bonfrisco , beniamina della Giunta per le autorizzazioni del Senato, che l’ha sottratta a un processo per corruzione associazione a delinquere.”

di Tommaso Rodano per Il FQ, 29-05-19

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