In questi giorni nella mia città si sta discutendo sull’abbattimento di un albero, un Pino che abbelliva la piazza della stazione di Frattamaggiore-Grumo.
Sì, proprio la stazione che era stata la mia casa, su quella piazza dove i miei fratelli giocavano al calcio con i loro amici, mentre io li guardavo dal terrazzo, invidiosa.
A me non era consentito scendere a giocare in strada. Figurarsi con i maschi!
Io partecipavo lo stesso al gioco e, quando un pallone lanciato con troppa foga capitava dalle mie parti, lo rimettevo in gioco. Fungevo da raccattapalle, ma ero contenta lo stesso.
A quel tempo il Pino era giovane e rigoglioso, respirava l’aria buona e cresceva dritto e sano. Così era anche per noi. Liberi e sicuri.
Ora in quella piazza non ci sono più grida di ragazzi che inseguono il pallone, ma auto e smog.
Il povero Pino si sentiva circondato dalle lamiere e chinava sempre di più la sua chioma ormai invecchiata.
Anche Frattamaggiore aveva il suo Spelacchio, che come il suo omonimo romano doveva lasciare il campo.
Silenziosamente! No, il Pino doveva essere abbattuto, il suo tronco ancora robusto poteva essere un pericolo per gli utenti della stazione.
Adesso la piazza è libera dal suo Pino, vivo soltanto nei nostri ricordi.
Lo seguiremo anche noi?
Caterina Abbate