Continuo a condividere le analisi acute e appassionate di Pina Fasciani, una delle poche voci libere a sinistra, senza rancori nè sentimenti di rivincita, che indica anche una strada per uscire dalle sabbie mobili dove s’è impantanata la sinistra, il PD in particolare
“Le parole per dirlo
È difficile trovare le parole per esprimere con pienezza di senso ciò che si prova dopo una sconfitta ormai storica della sinistra in Italia.
Pur ricoquistando il secondo posto dopo la Lega l’analisi del voto ( Istituto Cattaneo) ci dice che la sinista è imbalsamata , incapace di attrarre nuova linfa dall’elettorato. Si conserva a malapena il residuo di ciò che si era. Parlo di tutta la sinistra, da quella più radicale a quella più “centrista”.
La ormai facile motilità liquida dei voti degli elettori approda ad altri lidi, noi siamo fuori dai radar. Incapaci di intercettare bisogni, spinte, malesseri diffusi. Incapaci di offrire una strategia, una visione e nel contempo soluzioni tangibili e più immediate.
Il PD oscilla come un pendolo stanco , imprigionato dalle sue contraddizioni tatticistiche e senza anima. Galleggia come un sughero, tra pop corn isterici e mestizia buonista, nel mare in tempesta di un Paese al bivio economico , sociale, politico.
La Lega assorbe tutto, da Forza Italia, dai 5 stelle e anche dalla Sinistra. Prende e ora si gioca la partita del futuro. A quel bivio si presenta forte.
Noi siamo incollati con i piedi piombati nell’incertezza del che fare, siamo come api impazzite imprigionate dentro una bottiglia . Le genialate alla Calenda, del PD, ma anche no, della rincorsa a un ipotetico “centro”, ma anche no, di ritrovare le radici, ma anche no, di unire la sinistra, ma anche no, di allearci con i 5stelle, ma anche no, di esultare perché si “tiene”, ma anche no….dicono tutto.
Per me che di politica sono infarcita, per educazione e storia, anche se piccola e insignificante, tutto ciò è difficile da reggere. E è difficile da reggere chi , in questa situazione, pensa a rivalse o festeggia con il ditino alzato o i pop corn in bocca o esulta per le “preferenze” individuali.
Già so che costoro stanno lavorando, non per la “causa” , ma per salvare il proprio lato B e il proprio meschino singolo futuro . Miseria.
Se fossi una che conta romperei quella bottiglia, lasciando libere quelle api, per vedere se sanno volare, impollinare e fare crescere nuova vita. Oppure se quelle api cercano altro, magari in lidi opposti.
Si farebbe chiarezza, per amore di verità. Rompere a volte è salutare, per ripartire e imboccare la strada giusta al bivio che abbiamo difronte.
Io romperei, subito.
Cambierei nome, simbolo, metodi. Manderei tutti a lavorare nei territori, quartieri, luoghi di lavoro, con la lanterna di Diogene in mano. Appuntamento tra un anno con un Congresso di rigenerazione.
Solo allora ritroveremo le parole, gli uomini e le donne, il popolo, per dire cos’è , cosa fa, cosa vuole la sinistra.
Le partite vere si giocano così, non a tavolino.”
di Pina Fasciani