I Ricordi di Caterina, Luciano Odorisio, Racconti degli Amici

La mia versione del viaggio in Sicilia

Verso la Sicilia in treno per il primo lungo viaggio della mia vita. Ne ha raccontato già mio fratello Raffaele, ma si impone la mia versione della storia.

A sette anni avevo fatto soltanto brevi viaggi, da Montecalvo a Benevento, o a Napoli come destinazione più lontana.

Li aspettavo con gioia perchè il treno è sempre stato come la mia casa.

Quanto avrei voluto dormire in treno, ma il tragitto era sempre troppo breve ed io avevo tante cose da vedere.

Da quando avevo iniziato a leggere,  mi piaceva scoprire i nomi delle stazioni o decifrare gli avvisi affissi nello scompartimento, perché, se uno era facile, Non gettate alcun oggetto dal finestrino, gli altri erano misteriosi: Ne jetez aucun object par la fenetre- più o meno capivo- ma l’ultimo era quello che più mi affascinava,  Keine gegenstände aus dem tester werfen.

Ho capito poi che erano scritti in francese e tedesco, ma, strano a dirsi, non ne vidi mai, a quel tempo, scritti in inglese.
Forse gli inglesi non viaggiavano sui nostri italianissimi treni per meritarsi un avviso? Oppure erano giudicati così educati  da non concepire il lancio di oggetti dai finestrini?

Io ritengo, invece, assai più probabile che, negli anni cinquanta, il materiale rotabile, sopravvissuto alla guerra, risalisse al periodo del Fascismo, delle Inique Sanzioni e della perfida Albione.
Mi risuonano ancora nella mente quelle parole straniere, incantatrici, misteriose, che evocavano un mondo tutto da scoprire. Keine gegenstände…

Il mio desiderio di un lungo viaggio fu esaudito.

In famiglia si era deciso che fosse giunto il tempo della Prima Comunione e Cresima per mio fratello Raffaele.
Aveva già compiuto nove anni, mentre io, che ne avevo sette, ero giudicata, con mia grande delusione, ancora troppo piccola.
Questo è il destino del secondogenito: arriva a fare ogni cosa sempre dopo il primogenito!

I padrini di Cresima sarebbero stati i signori Nino e Costanza.
Lui era stato funzionario amministrativo della stazione di Montecalvo e lei, laureata in Lettere, ancora non insegnava per seguire il marito.
Una giovane coppia affabile e gentile che era diventata molto amica dei miei genitori.
Dopo qualche anno il signor Nino fu trasferito in Sicilia e noi ne avvertimmo subito la mancanza.

Mammà riteneva che non si potesse chiedere loro di essere i padrini con una lettera.
Occorreva farlo di persona.

E poi era un pretesto per rivedersi.

La spedizione di tutta la famiglia in Sicilia fu organizzata con grande entusiasmo.
Fu un viaggio lungo e faticoso fino ad Agrigento.
Partimmo da Napoli e viaggiammo tutta la notte.
Di tanto in tanto aprivo gli occhi quando il treno transitava veloce per una stazione illuminata.

Al mattino mi svegliai con il sole, dal finestrino scoprii l’incanto del mare che lambiva dolcemente il litorale della Calabria.
Finalmente potevo vedere quei luoghi che avevo immaginato contemplando la cartina dell’Italia.
E poi il mare!


A Villa San Giovanni il treno fu imbarcato sul traghetto e quasi non mi accorsi di aver attraversato lo Stretto di Messina.
Il viaggio continuò senza particolari emozioni, tranne quando il treno improvvisamente rallentò e attraversò lentamente un fiume, su un ponte alto sospeso sull’acqua.
A me sembrava che il solo binario sorreggesse il treno.
Provai una sensazione di vertigine, la paura di cadere.
Ero abituata al ponte sul Miscano, dove il treno, circondato da robusti pali di ferro, passava con gran fragore.

Non accadde nulla di tragico, cosicché al ritorno osservai con curiosità e tranquillità i lavori degli operai nei pressi del ponte.

La nostra permanenza in Sicilia fu breve, perché papà aveva concesso il viaggio, a patto che si tornasse presto a casa.
Il suo lavoro, anzi il servizio, prima di ogni altra cosa!
Non avemmo perciò la possibilità di visitare Agrigento e la Valle dei templi.

Il signor Nino la sera ci parlava della Sicilia e sentii per la prima volta le parole mafia e mafioso.

Mi sembrarono una brutta cosa, perché il signor Nino, dagli occhi ridenti e dalla battuta pronta, si faceva serio e abbassava la voce, mentre raccontava il suo incontro con strani personaggi.

Intanto mia madre chiacchierava felice con la signora Costanza.

La proposta di essere i padrini era stata accolta con gioia e ora prendevano accordi per il giorno della festa.

Io ascoltavo in silenzio i loro discorsi e mi sentivo esclusa.

Non ne potevo più.

Le interruppi, quasi gridando: “Signora Costanza, anch’io voglio fare la Cresima e vi voglio come madrina.”

La signora Costanza, commossa, mi avvolse in un abbraccio caldo e profumato:” Certo, piccola mia, accetto di cuore. Ne sono tanto felice!”

Viaggio in Sicilia: missione compiuta!

Caterina Abbate

 

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Sono un po' strega perché ebbi la sorte di nascere a Benevento, ma sono e sarò sempre una ragazza degli anni Sessanta. Per tutto quello che ciò significa.

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