Luciano Odorisio, Politica

Il MOSE: promesse infinite…da 30 anni

di Tommaso Rodano per Il FQ, 14-11-19

Un lungo e imbarazzante elenco di previsioni messianiche: il Mose è straordinario, il Mose ci salverà; sarà terminato “entro il 2009”,“entro il 2011”,“entro il 2014”,“entro il 2016”, eccetera. 

Se ne parla da 30 anni. Una delle prime visite fu quella di Romano Prodi – all’epoca presidente dell’Iri – il 5 aprile 1989. Gli furono illustrate le finalità e il contenuto del progetto Mose redatto dal Consorzio Venezia Nuova, guidato da un’altra vecchia gloria tuttora in attività: Luigi Zanda. 

I promotori si raccomandavano: “Perdere tempo sarebbe un fatto grave”. Non avevano la minima idea del capolavoro che avrebbe realizzato lo Stato italiano. 

SI SONO succedute battaglie, valutazioni contraddittorie, autorizzazioni date e negate, sprechi, intoppi e soprattutto una clamorosa inchiesta sulle mazzette, che volavano a destra e a sinistra. 

Intanto, in tutti questi anni, i politici si avvicendavano al capezzale del Mose per magnificarne le sorti progressive. Il più entusiasta – per motivi ovvi, ex post, che gli sono valsi l’arresto – era l’ex governatore veneto Giancarlo Galan. 

Tra le tante dichiarazioni trascendentali dell’ex forzista va segnalata quella del 6 dicembre 2001, giorno in cui il Comitato per Venezia sanciva il primo via libera: “Il Mose costerà dai 5 ai 6mila miliardi (di lire, ndr) e sarà pronto in 8 anni. È una giornata storica”. 

Quel giorno si sbilanciava anche Renato Brunetta: “È un passo verso la modernità, che consente a Venezia di guardare con sicurezza al futuro, una grande opera di ingegneria che salverà la città”. 

Anche Silvio Berlusconi era un rumoroso fan delle dighe mobili. Il 13 maggio 2003 – oltre 16 anni fa – l’ex premier posava la prima pietra del cantiere. E sfoggiava il consueto ottimismo: “È un’ opera che solo grazie al nostro intervento si sta concretizzando, è la più importante opera di tutela ambientale del mondo”. 

B. peraltro annunciava il Mose già da tempo. Nel 1999 lo descriveva così: “Un’opera epocale e colossale che tra poco salverà Venezia da un fenomeno, quello dell’acqua alta, che potrebbe portare nel tempo alla sua distruzione”. 

Ha detto proprio così: tra poco. Il suo ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi era più specifico sui tempi per completare il Mose ( ap ri le 2003): “I lavori inizieranno subito e saranno conclusi nel giro di 8 anni”. 

All’inizio dei cantieri si contava di chiudere tutto per il 2011. 

Il crono programma è stato poi aggiornato con impressionante frequenza, da ministri, primi ministri, governatori. La buonanima di Altero Matteoli, il 17 settembre 2009 (all’epoca titolare delle Infrastrutture) annunciava il giro di boa: “La costruzione è a metà dell’opera, entro il 2014 dovrebbe essere completato. Un’opera unica al mondo, studiata anche dagli Stati Uniti”. 

Il più struggente epitaffio sul Mose è quello firmato dal già allora governatore Luca Zaia il 9 giugno 2010: “Il Mose vedrà la luce, non sarà un’ opera incompiuta – assicura – va il leghista – ma la dimostrazione dell’efficienza della gente veneta”. 

Quasi una questione di orgoglio etnico. 

Quel giorno Zaia aveva organizzato un grande spettacolo a beneficio della stampa internazionale. 

Il racconto è di un’agenzia dell’epoca: “Il nuovo governatore del Veneto ha compiuto la sua prima visita ai cantieri del Mose e per suggellare l’evento, organizzato in grande stile con lance ed elicotteri a disposizione di giornalisti e tv di tutto il mondo, ha apposto la sua firma su un ‘cassero’ delle dighe mobili con tanto di dedica ai lavoratori impegnati a completare l’opera entro il 2014. ‘Ai lavoratori del Mose, con stima Luca Zaia’, ha scritto a pennarello aggiungendo un post scriptum: ‘grazie!!!’”. 

Nell’estate del 2012 viene stabilito che l’inaugurazione sarebbe slittata al 2016 per il ritardo dei finanziamenti. Agli albori del governo Renzi, ci pensa il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi a tranquillizzare tutti (22 marzo 2014): “I tempi saranno rispettati, entro il 31 dicembre 2016 devono assolutamente essere conclusi i lavori”. Assolutamente. 

POI ESPLODE l’inchiesta e scattano gli arresti: viene alla luce il sistema di tangenti vergognoso che ruota attorno alla grande opera. Che però ormai non si può fermare: il Mose, in ballo da 30 anni, è ancora “quasi” terminato. Matteo Renzi sta sereno: “Sono convinto che sarà un sistema tecnicamente all’avanguardia che aiuterà Venezia”. 

Il suo ministro Graziano Delrior iprende il discorso l’11 luglio 2016. Ne è sicuro: “Il completamento del Mose sarà fatto entro il 2018. L’opera è un frutto dell’ingegneria italiana di straordinaria rilevanza”. 

Nel 2018 invece alle Infrastrutture c’èDanilo Toninelli. Dice: “Io non lo avrei mai fatto”. Però “al netto degli intoppi, ormai manca poco al suo completamento”. 

Tre decenni di parole scritte sull’acqua. 

Letteralmente.

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