Luciano Odorisio

“Giuseppi” piace ai potenti del mondo

di Marco Palombi per Il FQ, 28-8-19

L’inopinata mossa ferragostana di Matteo Salvini, e ci si riferisce alla crisi di governo, ha avuto se non altro il merito di fare chiarezza sul campo da gioco: l’intero establishment mondiale s’è mosso per benedire il governo grillo-pidino sotto la guida di Giuseppe Conte. 

Buon ultimo ieri è arrivato l’endorsement di Donald Trump, teoricamente un “filo-Salvini”, anche per via della scelta del premier di firmare il memorandum sulla Via della Seta con la Cina: il presidente degli Stati Uniti aveva già fatto arrivare a Conte un messaggio privato di sostegno dopo l’annuncio della sfiducia, ma ieri ha saltato il fosso. 

Ovviamente su Twitter: “Inizia ad andare bene per Giuseppi (poi corretto, ndr) Conte, il molto rispettato presidente del Consiglio italiano. 

Ha rappresentato con forza l’Italia al G7. Ama il suo Paese e lavora bene con gli Usa. Un uomo di talento che spero resterà primo ministro”. 

OVVIAMENTE Conte gongola, ma l’appoggio pubblico di Trump (e la citazione del premier italiano, insieme alla Merkel, addirittura in un tweet di Bill Gates) testimonia che l’avvocato – già del popolo – che guidava il “governo del cambiamento” ora farà un giro di giostra a Palazzo Chigi in quello della restaurazione nel senso delle élite euro-americane. 

In questo contesto è quasi scontato che la Bce di Mario Draghi e i grandi investitori nazionali e esteri “coprano” l’operazione mandando il rendimento dei Btp italiani decennali ai minimi da sempre (1,13% l’in – teresse alla chiusura di ieri). 

L’inquilino della Casa Bianca, pur inatteso, arriva comunque buon ultimo nel corteo di quanti, dalle capitali estere, si sono spesi – e assai più rispetto a un tweet – per la nascita del governo M5S-Pd con Giuseppe Conte alla guida. 

Gentili pressioni sul riottoso segretario democratico, Nicola Zingaretti, ad esempio, sarebbero arrivate persino dai socialdemocratici tedeschi, partner di governo di Angela Merkel, a nome di Berlino. 

Quanto al ruolo di Emmanuel Macron, il peggior nemico dell’Italia gialloverde (ma anche di altri colori), basti dire dei rapporti che intrattiene col mondo renziano, al punto che Sandro Gozi è finito nelle sue liste per le Europee e, oggi, nel suo governo. Passando al lato partitico delle pressioni, anche Frans Timmermans – ultimo spitzenkandidat dei socialisti europei – s’è fatto sentire col presidente della Regione Lazio per convincerlo a dare il via libera ad ogni costo al governo coi grillini. 

A dirlo un anno fa sarebbe sembrata una barzelletta, ma è il presidente del Consiglio il centro di questo lavorio (geo)politico. Conte, d’altra parte, ha lavorato bene nel costruirsi il profilo necessario al prossimo (eventuale) esecutivo: i suoi ottimi rapporti col Vaticano – e in particolare col segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin – sono antichi, noti e in queste settimane si sono rafforzati (anche da Oltretevere si sono spesi sui cattolici dem). 

Scontati pure i legami professionali e d’amicizia – attraverso il suo “maestro”Guido Alpa – con quel crocevia di relazioni col potere italiano che sono i grandi amministrativisti (Cassese e i suoi allievi, ad esempio, tra cui i figli di Napolitano e Mattarella, senza dimenticare Andrea Zoppini e il suo rinomato studio). 

QUEL CHE CONTE ha aggiunto in questi 14 mesi a Palazzo Chigi sono i rapporti internazionali. Trump, certo, ma soprattutto i leader europei, che – indisponibile o incapace Luigi Di Maio – lo hanno “adottato” in chiave anti-Salvini. 

La sua definitiva santificazione brussellese è avvenuta tra giugno e luglio: prima, come premier, ha dato il via libera al risiko di poltrone Ue seguito alle elezioni del 26 maggio (Ursula von der Leyen alla Commissione e Christine Lagarde alla Bce); 

poi a inizio luglio ha pure convinto il gruppo M5S – senza molta fatica, va detto – a votare a favore della ex ministra tedesca come successore di Jean Claude Juncker (14 voti poi rivelatisi decisivi per il via libera). 

Infine, Conte – insieme a Giovanni Tria – è stato il garante di una linea (quasi) rigorista sui conti pubblici e decisamente autolesionista sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) cara al duo Macron-Merkel, che l’Italia non sta bloccando nonostante lo imponga al governo un voto del Parlamento e dei contenuti palesemente provocatori (lì dentro ci siamo 60 miliardi italiani, ma se dovessimo aver bisogno di aiuto non potremmo in futuro accedere a quei fondi, se non con pesanti “condizionalità”). 

Sono benemerenze che l’establishmentUe tende a remunerare con la giusta dose di gratitudine.

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1 Comments

  • […] Temi già evocati, dicevamo, quelli del G7 e di Conte al G7, e qualcuno (che non sfuggirà scorrendoli) omesso nel suo discorso in Senato perché poco spendibile esteticamente (a fronte di un’Italia prostrata economicamente e socialmente), aggiunto invece nella cittadina basca: “green economy”, clima, energie rinnovabili, partenariato con l’Africa, contrasto alle diseguaglianze, trasformazione digitale, investimenti. Ha annunciato “la partecipazione dell’Italia a ben cinque coalizioni su importanti questioni ambientali, quali la riduzione delle emissioni, del consumo di plastica e di carburanti”. Ha promesso che l’Italia “aumenterà del 15% il contributo al Fondo per lotta ad Aids, Tbc e Malaria”. Dal punto di vista economico “dobbiamo” –ha usato il “noi” l’accattivante Conte– “incentivare tutti i governi a rielaborare i piani industriali in modo da indirizzare i rispettivi sistemi produttivi verso direzioni eco-sostenibili, sul presupposto che sostenendo costi economici nel complesso contenuti, le imprese saranno ben più competitive soprattutto nel medio-lungo termine”. Lo ha detto e lo ha scritto così, con assoluta disinvoltura. “Sul piano finanziario, dobbiamo coordinare e rendere ancora più efficienti i molteplici strumenti di finanziamento già esistenti”. Ohibò! “Efficienti” in che senso? Avrà forse pensato alla “efficiente” riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes)? Nell’edizione odierna de “il Fatto quotidiano”, così leggiamo a p. 5: “Conte –insieme a Giovanni Tria– è stato il…. […]

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