Luciano Odorisio, Politica

Giulia Grillo, M5S:”“Serve collegialità nelle decisioni…ora contrappesi per Di Maio”

Estratto Intervista a Giulia Grillo, ex-ministro della Salute, a cura di Luca De Carolis per Il FQ, 25-9-19

“(…)

Ha sentito il suo successore Roberto Speranza? 

Sì, mi sembra una persona ragionevole e che ha a cuore la sanità. Magari non so quanta consapevolezza abbia di certi processi, perché si tratta di un mondo molto complesso.

Che priorità dovrebbe darsi il nuovo ministro? 

Innanzitutto completare alcune riforme che abbiamo avviato, come quella della formazione post-laurea dei medici, in modo che non ci sia carenza di specialisti. Poi è fondamentale dare incentivi a medici e infermieri che lavorano nelle aree di emergenza o disagiate. 

Lei una volta ha detto che il ministro della Salute è quasi superfluo, perché tanto decide tutto il ministero dell’Economia, visto che gestisce i fondi per la Sanità. 

È un problema di priorità politiche: io in 14 mesi non ho trovato l’appoggio che mi aspettavo sulla sanità da parte del mio capo politico. Avevo chiesto di abolire il superticket, magari gradualmente, e di aumentare il fondo per la sanità: ma i soldi non sono stati trovati. A parte Beppe Grillo, non ho ricevuto sostegno. E il decreto Calabria (quello con cui è stato commissariata la sanità regionale, ndr) sono riuscito a farlo solo grazie all’appoggio del presidente del Consiglio Conte. 

Anche lei avrà sbagliato qualcosa. Dal M5S in diversi le rimproverano di essersi isolata, di aver rifiutato incontri e suggerimenti. 

Smentisco totalmente. Sono uno dei ministri che hanno fatto più incontri con parlamentari, aziende e parti sociali. Ho favorito un accordo tra Regioni e case farmaceutiche con cui si è risolto un contenzioso (payback, ndr) che ha fatto recuperare agli enti locali 2 miliardi e mezzo. Certo, sono stata dura con i lobbisti, e forse questa mia durezza è uno dei motivi per i quali non sono più ministro. 

Quando ha saputo che non sarebbe rimasta ministro? 

Cinque minuti prima che venisse diffusa la lista dei ministri. Mi ha avvertito il capo politico Luigi Di Maio, con uno stitico messaggio su WhatsApp: cinque o sei parole. Poi mi ha chiesto un incontro tramite la segreteria, ma ho declinato. 

Anche Danilo Toninelli non è più ministro. Vede analogie con il suo caso? 

Certamente. Non si capisce perché 14 mesi fa fossimo degni di piena fiducia, e poi successivamente io e lui siamo stati esclusi da riunioni dove si decideva la linea del governo. Senza una spiegazione. 

Pochi giorni fa lei ha condiviso un post di Alessandro Di Battista molto duro nei confronti del Pd. State organizzando una fronda? 

Non c’è alcuna fronda e con Alessandro ci siamo sentiti solamente dopo che ho rilanciato il post. L’ho fatto solo perché abbiamo sbagliato a non essere critici con la Lega nel governo precedente, e ora non dobbiamo commettere lo stesso errore con il Pd. I dem hanno valori sicuramente più simili ai nostri, ma in questi anni li hanno spesso traditi. 

Condivide l’accordo in Umbria con il Pd? 

Io avevo proposto di allearci con le liste civiche già per le Regionali in Sicilia del 2017 e non venni ascoltata. Ora questa intesa mi pare un salto enorme. 

Dal Senato chiedono di modificare lo Statuto, e l’idea di fondo è che Di Maio sia un capo con troppo potere. Condivide? 

Per me non è in discussione la persona ma il ruolo del capo politico, che è privo di contrappesi. Ci vuole collegialità nelle decisioni. Per essere chiari non voglio mettere Di Battista, che pure ritengo di grande valore, al posto di Di Maio. Ma con questo assetto non possiamo andare avanti. Siamo nati come un Movimento senza un leader. 

E Grillo cos’era, cos’è? E Gianroberto Casaleggio? 

Beppe era ed è una guida, l’unico ad avere una visione politica della società, la nostra spina dorsale. Invece Casaleggio fissava dei punti ma ci lasciava liberi di autodeterminarci. Dopodiché quando faceva il capo sapeva farlo. 

Cosa serve ora? 

Dobbiamo aprire una fase costituente e discutere, nelle assemblee. Inutile riunirsi ogni tanto in Parlamento per un paio d’ore a sera tardi. Serve maggiore confronto. 

Per fare cosa? 

Un comitato politico, un direttorio? Il punto non è questo e comunque io non ho la soluzione in tasca. Ma so che la gente è spaesata e che adesso dobbiamo scegliere se diventare un partito a tutti gli effetti o restare un movimento. A oggi non siamo né carne né pesce. Non sono chiari i processi decisionali e la partecipazione di iscritti ed eletti è solo marginale. E non va bene.

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