Luciano Odorisio, Politica

Ghisleri, Saraceno, Urbinati, analisi del dopo voto: PD, Lega, M5S…tutti contro Salvini?

ALESSANDRA GHISLERI, sondaggista

Al secondo turno Matteo come Marine Le Pen: tutti contro di lui.

La legge elettorale delle Amministrative impone uno schema bipolare ai ballottaggi. Significa che al secondo turno si è tutti contro uno, ovvero contro il candidato individuato come il principale avversario. 

In questo caso sia il Movimento 5 Stelle sia il Partito democratico si sono schierati contro Salvini, ma è la stessa dinamica che per esempio c’è stata in Francia alle ultime presidenziali: Marine Le Pen era favorita al primo turno, poi tutti hanno scelto Macron per contrastare l’ascesa dell’estrema destra. 

Per questo non credo che il ballottaggio fornisca particolari indicazioni per le segreterie nazionali e i vertici di Democratici e 5stelle, anche se casi come quello di Livorno o di Campobasso hanno mostrato una convergenza di voti tra sinistra e 5Stelle. 

Piuttosto, questo turno ribadisce la centralità del localismo di cui spesso la politica si dimentica: a vincere nei territori sono le persone, si affermano i candidati di cui ci si fida.

MARCO VALBRUZZI, Istituto Cattaneo

Tantissimi 5S hanno preferito contrastare la Lega che cresce.

Il modello di comportamento principale degli elettori del Movimento 5 Stelle in questo ballottaggio è l’astensione: se non posso votare uno dei miei sto a casa. Tra chi è andato a votare lo stesso, però, allora è c’è stata una convergenza verso il centrosinistra, soprattutto in gran parte delle roccaforti rosse in Toscana. 

Il dato è comunque importante: fino a qualche anno fa, proprio negli ex fortini del Pd, gli elettori del Movimento avevano scelto di punire i dem e di favorire il centrodestra. Questo perché il Pd era percepito come establishment e la priorità era ribaltare decenni di potere locale. 

Oggi la situazione è diversa e il dubbio era se combattere questo establishment oppure contrastare una Lega che sta crescendo troppo. In molti sono stati a casa, ma molti altri hanno scelto di votare contro la Lega. 

A dimostrazione del fatto che l’alleanza di governo è un puro contratto che non impone affinità né ha presa “sentimentale” nei confronti degli elettori.

ANTONIO NOTO, “Noto Sondaggi”

I candidati del centrosinistra avevano un profilo a 5 Stelle.

In questi mesi prima dei voti amministrativi abbiamo fatto molti sondaggi su come avrebbero votato gli elettori del Movimento 5 Stelle in caso di ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra. 

È bene tener presente che i risultati sono viziati dalle liste civiche, che spesso vengono utilizzate per mascherare candidati di destra, sinistra e centro dietro a nomi generici, ma comunque è emerso che gli elettori dei 5 Stelle non hanno a priori una preferenza comune. 

Molto spesso prevale la scelta in base al candidato e mi sembra che in questa sessione il Partito democratico avesse scelto candidati sindaci molto più simili ai classici profili grillini: c’erano tante donne, volti giovani e spesso alle prime esperienze. 

Forse è stata una decisione presa proprio per riportare a casa qualche voto perso negli anni, fatto sta che può avere influito nella scelta dei 5 Stelle, che dall’altra parte avevano invece figure molto più simili a Salvini, penalizzate nonostante l’alleanza di governo.

CHIARA SARACENO, accademiva e studiosa

Calma, è una tendenza locale favorita dalle legge elettorale.

L’ impressione che gli elettori del Movimento abbiano scelto il centrosinistra ai ballottaggi viene fuori soprattutto da Livorno, ma le ultime elezioni europee avevano dimostrato come invece ci fossero diverse anime dei 5 Stelle, per cui i delusi potevano finire nell’astensione o anche alla Lega. 

Fossi nel Pd non griderei al grande recupero di chi è tornato a casa: mi sembra una tendenza più locale che nazionale. La legge elettorale dei Comuni, poi, è particolare: al primo turno è sempre più difficile vincere perché ci sono almeno tre forze con percentuali importanti. 

E al ballottaggio poi qualcuno si deve schierare. Ricordo il caso di Chiara Appendino a Torino: al primo turno era davanti il Pd Piero Fassino, poi allora molti elettori anche leghisti o comunque di centrodestra preferirono votare il M5S al ballottaggio pur di non confermare il centrosinistra al governo della Regione. 

Ma non era certo un segnale nazionale nei confronti dei 5 Stelle, che erano nemici giurati di Matteo Salvini e di Forza Italia.

PIERO IGNAZI. Politologo ed editorialista

 Adesso i dem non devono ripetere l’errore di un anno fa.

È ancora troppo presto per dire se davvero gli elettori dei 5Stelle si siano schierati più a sinistra che a destra nei ballottaggi, ma se i dati confermassero questa impressione sarebbe una notizia fondamentale per la politica nazionale e avrebbe ovvie implicazioni per le segreterie. 

Soprattutto per il Partito democratico, che deve capire come muoversi nei confronti dei 5 Stelle. Un voto del genere sarebbe un segnale di vicinanza da cogliere, o per lo meno un sintomo di allontanamento dei 5 Stelle dell’alleato di governo, episodio da cui può iniziare un percorso. 

Certo, sarebbe comunque difficile immaginarsi in tempi brevi un’apertura pubblica tra Pd e Movimento, perché sono mosse che sarebbero rimandate a dopo eventuali nuove elezioni e presupporrebbero una nuovo assetto anche nei vertici dei 5 Stelle. 

Ma gli errori del passato non devono essere ripetuti, anche se Matteo Renzi forse ora è felice mentre si mangia i suoi popcorn. 

NADIA URBINATI, ex-presidente Libertà & Giustizia

 Il segnale c’è, bisogna capire se a Roma lo seguiranno.

Ogni valutazione dipende dal territorio in cui si è votato, perché, per esempio, le buone vittorie del centrosinistra in Toscana fanno da contraltare ad alcune sconfitte pesanti come quella di Ferrara. 

Dunque si può dire che in qualche caso ci sia stata una potenziale indicazione degli elettori del M5S, che hanno preferito il centrosinistra alla Lega, ma il voto locale è comunque molto meno ideologico rispetto a quello nazionale. 

A ogni modo il segnale c’è, bisogna vedere se i vertici nazionali di Pd e 5Stelle vogliono seguire questa direzione oppure no. 

Va però notato come molte città in cui si è votato fossero storicamente di sinistra, per cui c’era stato un precedente spostamento dal Pd verso i 5S che ora in parte potrebbe esser rientrato per la delusione nei confronti dei grillini. 

Se infatti guardiamo a Sud, dove invece la tradizione non è di sinistra, sono meno i casi di possibile avvicinamento tra queste due forze politiche.

A cura di Lorenzo Giarelli per Il FQ, 11-6-19

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