Gentile professoressa Fornero,
sono un’esodata non ancora salvaguardata da una riforma iniqua che ha messo in mezzo a una strada, senza un lavoro e senza il diritto a una pensione, me e altre centinaia di migliaia di persone che hanno lasciato il proprio posto di lavoro per andare incontro alla pensione, in base a un accordo preso prima della sua riforma.
Più volte ha sostenuto che senza quella riforma l’Italia sarebbe caduta in un baratro.
Se oggi mi rivolgo a lei, però, non è per mettere ancora in discussione quella legge che porta la sua firma, ma per farle una doman- da molto precisa, veicolata dalla nuova triste consapevolezza che nella misura prevista dall’attuale governo – la “quota 100” – io come molte donne e uomini nella mia condizione non rientreremo.
Le chiedo per quale motivo, nonostante la sua esposizione mediatica in tv e sulla stampa – attraverso cui ha sempre comunicato con il nuovo governo – non abbia mai chiesto di mettere a riparo gli esodati non ancora salvaguardati, chiudendo definitivamente la pagina più triste del governo Monti.
Perché non passare dalla nostra parte? Non so se l’avrebbero ascoltata e non so neppure se la sua posizione ai nostri occhi sarebbe cambiata.
Credo però che per lei sarebbe stata una buona occasione per tentare di redimersi e anche per ammet-tere pubblicamente le sue responsabilità.
Da esodata e da donna le dico che dopo una vita di lavoro, un colpo così meschino, per giunta inferto da un’altra donna, è davvero duro da metabolizzare.
E lei, da donna, dovrebbe sapere che essere lavoratrice, madre e magari nonna, è molto più di un semplice lavoro.
ABBIAMO dovuto sentirci dire che la salute dei mercati finanziari era più importante non solo della nostra, ma anche di un pugno d’Italia, la nostra famiglia, che tentavamo di portare avanti senza sfarzi, ma con semplice dignità.
È vero però, io non devo pensare a lei come donna, ma come Stato, e qui direi che la situazione precipita. Perché la rottura di un patto tra Stato e cittadino,soprattutto in ambito previdenziale, va oltre ogni ragionevole lealtà istituzionale e umana.
Non so quanta fierezza lei provi ancora oggi a vedere il suo nome sulla riforma che continua a difendere.
Le auguro però di rinsavire, almeno nei confronti di noi esodati, affinché possiamo nei nostri duri anni di lotte silenziose, di disagi, di miserie improvvise, restare un’ombra scura solo per il suo governo e un po’ meno per la sua coscienza.