Luciano Odorisio, Politica

Franco Cardini: Salvini mostra i muscoli perchè sempre più debole

di Silvia Truzzi per Il FQ, 20-8-19

La prima cosa che il professor Franco Cardini – medievista e acuto osservatore del l’attualità – dice quando gli chiediamo un’intervista su Salvini e il suo continuo invocare le piazze è: “Il ministro dovrebbe studiare un po’”. Poi ci pensa e conclude: “Ma no, è troppo tardi”. 

Professore, l’altro giorno il ministro ha detto: “Se ci sarà da scendere in piazza per salvare l’Italia, la libertà e la democrazia ci saremo”. 

Sembra perentorio, ma in realtà è ambiguo. A chi parla? Ai suoi, in un “colloquio con la folla” o a tutto il corpo civile e sociale della nazione, come se fosse certo di essere lui a interpretarne correttamente bisogni e sentimenti? In pratica, che cosa vuole? Che i suoi forzino in qualche modo (quale?) la mano a politici o parlamentari o che gli italiani votino di nuovo? Insomma: per “salvare l’Italia eccetera”, secondo lui, che cosa ci vorrebbe? L’assalto dei salviniani al Palazzo d’Inverno o nuove elezioni che gli consegnassero una maggioranza più forte? Fuori dal melodramma, l’unica via praticabile appare la seconda: anche perché le forze per la prima non ce le ha. 

Parlando della vicenda della nave Open Arms ha detto: “Non mi stupirebbe la richiesta di processo, a quel punto conto su di voi…”. Che sarebbe un “salvatemi voi”: ambiguo anche dal punto di vista del rapporto tra i poteri dello Stato. 

Sì, è una frase che può suscitare reminiscenze totalitarie, da rapporto carismatico tra capo e folla. Molti citano, al solito, il fascismo. Però il 3 gennaio del ’25 Mussolini – in un Parlamento del quale, per colpa delle opposizioni aventiniane, era ormai il padrone – chiese formalmente una cosa opposta: che se era colpevole lo impiccassero. Sapeva, al contrario, di essere a un passo dal potere assoluto. Salvini fa appello (fingendosi certo dell’esito) ai suoi ma da una posizione di potere che, in realtà, è debole e s’indebolisce sempre di più perché il tempo sta giocando contro di lui. Adesso, il suo fare la faccia feroce, chiudere i porti eccetera, ha ancora una certa efficacia, che però sta diminuendo (e calano anche i flussi migratori)

È antidemocratico?

Per rispondere adeguatamente bisognerebbe mettersi d’accordo su che cosa sia la democrazia: e siamo lontani da ciò. Certo, è uno che vuole tutto il potere e a questo punto drammaticamente lo chiede. Ma in che modo? È il suo “conto su di voi” a essere ambiguo. Contare in che senso, con quali obiettivi che non siano quelli di una competizione elettorale che per lui è comunque troppo lontana (e lui lo sa benissimo)?

Il punto è che dice queste cose il ministro dell’Interno. 

Proprio così. Una volta di più, come ormai ci ha abituati a vederglielo fare, Salvini mette da parte quello che da politico dovrebbe considerare il suo primo dovere e anche – sapendo manovrare politicamente – il suo vantaggio di ministro. Ma lui si sente sempre in campagna elettorale. Soprattutto ora. Perché sa che con elezioni immediatissime potrebbe ancora conservare una preminenza nel centrodestra, tanto più che spera che il tempo gli tolga dai piedi l’anziano Berlusconi. Come ministro dell’Interno, non è riuscito a fare per intero quel che avrebbe voluto: ora, dinanzi ai suoi, può solo dire che gli infidi alleati non glielo hanno permesso. Ma uno che ha giocato male i non scarsi poteri che aveva, con che faccia ne può chiedere di più?

Chiama la piazza, ma nel decreto Sicurezza bis ci sono norme restrittive per le manifestazioni di piazza… 

Salta una maglia del discorso logico. Da un lato fa appello alla piazza e dall’altro promuove decreti di questo tenore: se ne deduce che lui pensa al momento opportuno di poter utilizzare una “sua piazza” che non soggiacerebbe alle restrizioni del decreto. Gioca su due tavoli: uno è quello del rapporto diretto con i cittadini, l’altro quello istituzionale che gli dà un potere limitato e che ha dimostrato di non saper usare. Ma la “sua piazza” non avrebbe la forza di fare quello che lui ipotizza; e il decreto Sicurezza bis dimostra che ritiene – e qui ha ragione – che di “piazze” ce ne sarebbero altre, non sue. Se ha paura di quelle – e ha ragione –ha già perduto. Almeno che non conti su chissà quale risorsa golpista: ipotesi fantasiosa. Ultimamente, per esempio, ha fatto di tutto per invocare la simpatia del governo Usa. Ma non giochiamo al Risiko… 

Anche la crisi non l’ha gestita benissimo finora… 

Non è l’unico, visti i politici che ci ritroviamo. Certo, lui ha la responsabilità di aver gettato il sasso e poi tentato di nascondere la mano. Mi pare che Salvini condivida il difetto di molti politici della sua generazione (magari lo stesso Renzi): si muove sempre in una direzione tattica, mai strategica. Ora, lo scopo immediato sono le elezioni al più presto: non sembra esserci altro. E strategicamente, dove ci porterebbe? Con quali altre prospettive, oltre il continuare ad agitare lo spauracchio dei migranti? 

A poche ore dalla crisi il ministro ha invocato pieni poteri. Sapeva cosa diceva? 

È una frase roboante, pronunciata da uno che mostra i muscoli e che fa effetto su un certo tipo di persone senza tener conto né di realtà storica, né istituzionale. Purtroppo questo è il nostro tempo. Fino a qualche decennio fa un politico non si sarebbe mai azzardato a dire una cosa del genere. Oggi sì, per una serie di fattori tra cui, non ultima, la stanchezza della nostra democrazia. Lo dico con rammarico: appartengo a una generazione che ha perduto. Non la guerra: noi abbiamo perduto la pace. L’Italia aveva grandi possibilità, che si è giocata. Qui – lo dico per chi ha paura del “nuovo fascismo” – c’è la differenza rispetto al ’22 e soprattutto al ’25. Mussolini, di prospettive strategiche ne aveva, eccome.

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