Luciano Odorisio

Fischia il vento, fischi per il PD…

Poco dopo il lungo applauso a vigili del fuoco, cinofili, Usar e soccorritori schierati davanti al feretri, fra la gente assiepata al padiglione Jean Nouvel per i funerali di Stato c’è stato un repentino cambio d’umore.

All’entrata di Roberta Pinotti, genovese, ex ministra della Difesa dei governi Renzi e Gentiloni, e di alcuni parlamentari Pd, infatti, si sono levati fischi, grida, “buuu” e contestazioni.

Stesso trattamento a base di fischi è stato riservato al segretario del Partito Democratico, Maurizio Martina.

Sono stati invece indirizzati applausi ai rappresentanti del governo Di Maio, Salvini e Toninelli.

«Fischiare il Pd è diventato una specie di sport nazionale. Qualche volta il primo “buuu” non è del tutto spontaneo ma poi la folla si accoda. È un po’ come negli stadi: un ultrà comincia a contestare un giocatore, la curva gli va dietro. E al povero campione spesso non resta che cambiare casacca.

Magari i dirigenti del Pd ci mettono anche del loro ma non è per questo che sono impopolari. È che la politica ha fatto del rancore la sua cifra: e chi c’ era prima finisce per diventare responsabile di tutte le colpe, anche di quelle non sue».

È così per il sociologo per eccellenza Giuseppe De Rita, CENSIS, pensando alle contestazioni ai funerali di Genova.

E aggiunge che secondo lui non è cje si risolva facendo un partito nuovo, si deve innanzituttoricollegarsi con quel pezzo della società che hanno perso.

«Ricostruendo un terreno di coesione sociale. L’obiettivo è portare i cittadini a riconoscersi nello Stato e aiutarli a non considerare più la politica come qualcosa di avulso dalla realtà, lontanissima dai problemi reali delle persone che hanno imparato, soprattutto negli anni duri della crisi economica, ad arrangiarsi da soli. Ma la frammentazione della società non deve spaventare, è un fenomeno naturale legato anche alla digitalizzazione.

Il centrosinistra non deve guardare al passato, rimpiangendo il bel tempo che non c’è più, ma accettare la sfida confrontandosi con una società sempre più frammentata dove il ceto medio, un tempo il suo bacino elettorale, ha pagato più di tutti a crisi. E si è allontanato».

Ed è accaduto pian piano, sicuramente con il Vaffa-day di Grillo nel 2007.

«Quello fu il simbolo della rottura. E da allora si è proceduto per rotture successive, fino alla vittoria delle ultime elezioni della forza politica che si è presentata in totale antagonismo con il passato, tutto sempre negativo, il M5S. In più la Lega di Salvini, pur essendo un partito di lungo corso che ha governato più anni del Pd, è riuscita far dimenticare il suo passato, presentandosi come forza nuova. Gran parte del successo di Lega e M5S si deve alla capacità di comunicare dei loro leader»

E conclude:

«Direi che hanno vinto Salvini, Di Maio e i loro staff della comunicazione. Siamo nella fase della politica dell’ annuncio e su questo per ora sono imbattibili. Hanno grandi staff della comunicazione che ogni mattina decidono qual è la notizia del giorno e lavorano alle dichiarazioni il più possibile enfatiche dei loro leader. Rilanciandole anche sui social, riescono così a monopolizzare il dibattito politico e l’ informazione».

 

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