I Ricordi di Caterina, Luciano Odorisio, Politica

E il lavoro?

Si potrebbe pensare che, quando si è in pensione, parlare di lavoro sia inopportuno e quasi provocatorio.
Molti potrebbero reagire male. Di che parli, tu che sei privilegiata? Non sai niente e ti godi la vita a spese nostre. Noi che ti paghiamo la pensione. Noi che la pensione non l’avremo mai.
In questi momenti così amari per chi lavora, per chi il lavoro l’ha perso, per chi non lo trova, vorrei sommessamente ricordare che io, il lavoro, lo conosco bene.
Fin da quando, bambina, osservavo mio padre nel suo ufficio di capostazione: sempre impegnato, con pochi momenti per la famiglia.


Ho goduto della sua presenza serena, accogliente, libera, soltanto quando è andato in pensione. Si può dire che solo allora l’ho veramente conosciuto.

E quando è toccato a me di entrare nel mondo del lavoro, ho cercato in mille modi di superare la contraddizione tra impegni familiari e lavorativi.
Esserci, bene, in ogni momento. Diffficile, se non impossibile.

Sentirsi in colpa quando a scuola pensavi a come avevi lasciato casa e figli. Sentirsi in colpa a casa quando avevi rinviato la correzione dei compiti in classe dei tuoi alunni, perché avevi preferito giocare con i tuoi figli; così ti mettevi a correggere i compiti, pacchi di compiti, alle cinque del mattino, quando la casa era immersa nel silenzio, i tuoi cari sicuri e tranquilli nel sonno.

Sono consapevole, però, di essere stata fortunata: ho avuto, dopo il lungo precariato, il lavoro che ho scelto e amato. Oggi forse sarebbe stato piú complicato e incerto. E sono doppiamente fortunata: in pensione posso liberamente godermi gli affetti familiari, come, un tempo, mio padre. Non accetto il cosiddetto conflitto generazionale: nonni, padri, figli, nipoti dobbiamo essere uniti, rifiutare le accuse demagogiche di chi vuole vederci divisi per guadagnare un facile consenso.
Uniti, come lo siamo negli affetti.
Caterina Abbate

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Sono un po' strega perché ebbi la sorte di nascere a Benevento, ma sono e sarò sempre una ragazza degli anni Sessanta. Per tutto quello che ciò significa.

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