I giovani africani si organizzano per cambiare i loro paesi
Si chiama Afrikki Mwinda (Luce d’Africa, dall’unione dell’antico nome del continente con il termine mwinda, che significa luce in lingua lingala), è appena nato e promette che farà parlare di sé. Il “nuovo movimento sociale africano” è stato lanciato in occasione della prima edizione dell’Università popolare dell’impegno cittadino (Upec), incontro di autoformazione organizzato dagli attivisti di più di trenta paesi africani dal 23 al 28 luglio a Dakar, uno dei centri nevralgici della rinnovata partecipazione giovanile che sta attraversando buona parte del continente.
“I movimenti sociali africani, gli artisti e gli intellettuali impegnati d’Africa e delle sue diaspore hanno preso la ferma decisione di unire le loro energie, le loro voci e le loro forze per portare avanti le aspirazioni dei propri popoli alla libertà e alla dignità”.
Comincia così il documento di cinque pagine passato di mano in mano alla fine dell’ultimo giorno d’incontri. “È solo per i giornalisti”, ripetono giovani volontari con la maglietta bianca dell’Upec, reduci da una lunga riunione per decidere collegialmente, parola per parola, il manifesto del nuovo movimento.
Di giornalisti, in realtà, ce ne sono ben pochi. Il dinamismo africano, piaccia o meno, non fa (ancora) notizia. I telefoni dei partecipanti, sempre accesi, sopperiscono alla scarsa visibilità concessa dai mezzi d’informazione all’evento, immortalando ogni giornata dell’Upec.
Un approccio pragmatico
Programma fitto e ospiti internazionali (ricercatori, dottorandi e professori universitari). La sei giorni dal tema “cittadinanza e diritto di decidere”, completamente gratuita per i partecipanti, è stata un susseguirsi di conferenze, performance, dibattiti, proiezioni e tavole rotonde fra i protagonisti e gli ideologi di diversi collettivi.
Obiettivo condiviso: andare oltre il confuso movimentismo dell’epoca dei Social forum di Bamako (2006), Dakar (2011) e Tunisi (2015) per dotare diversi nuclei che operano su base nazionale di un’unica piattaforma strategica che fornisca solidarietà e appoggio legale e finanziario alle lotte in corso nel continente.
Un approccio pragmatico per fare “un salto di qualità” nella partecipazione democratica e nella formazione di una società civile africana indipendente.