Mattinale di Luigi Anzellini
“D’Alema afferma di essere preoccupato per l’avanzata della destra e del razzismo, per la ferocia contro i poveri che si manifesta nella chiusura verso gli immigrati.
Riconosce la giustezza della rivendicazione di un controllo politico sui processi economici che significa dire che l’esercizio della sovranità di uno stato e del popolo che ivi vive, hanno un fondamento reale e non devono essere eluse o sottovalutate.
Afferma inoltre che il sovranismo è impotente nei confronti dei grandi monopoli dell’informazione e anche questa è una affermazione condivisibile.
Massimo D’Alema rimane, a mio avviso, la mente più lucida del cosiddetto campo riformista e di ciò che rimane del PCI percorso DS, a prescindere dalla condivisione o meno di quanto afferma o scrive.
Vi sono ragioni storiche che riguardano la severa formazione del gruppo dirigente del PCI che hanno consentito che ciò fosse possibile, diversamente da quanto avviene nei partiti contemporanei, tutti ispirati ad un plebiscitarismo ed una idea di “partito leggero” funzionali al superamento della democrazia parlamentare così come fu concepita dai costituenti.
I limiti dei contenuti di questa intervista derivano dalla mancata messa in discussione di tutte le cause politiche e sociali che ci hanno consegnato l’attuale quadro politico, della mancanza di una messa in discussione delle cause della sconfitta elettorale del 4 marzo, dello svuotamento e della deprivazione della sinistra italiana che prescindono dai sondaggi e dai saltellamenti di professionisti della politica, opportunisti per vocazione.
Come si fa a parlare di ferocia contro i poveri parlando solamente dei migranti e ignorando (o facendo finta di ignorare) gli oltre cinque milioni di poveri che da anni vivono in condizioni drammatiche , che si suicidano per la disperazione, che sono disoccupati o vivono di lavoro precario retribuito con salari di fame?
Come si fa a non prendere atto della disumanizzazione e della disuguaglianza prodotte dai “governi di emergenza”, dalle “riforme” Fornero e Jobs act, dalla soppressione dell’art. 18, dai tagli alla sanità pubblica, chiusura di ospedali e pronto soccorso (Lazio docet)?
Come si fa ad ostinarsi a non volere capire che questo “modello di sviluppo” è stato bocciato e contestato dalla stragrande maggioranza degli italiani?
Qui sta il discrimine tra chi condivide questo modello di sviluppo e una prevalente volontà di opposizione non adeguatamente ed efficacemente rappresentata.
Se si parla di una ondata devastante e non si analizzano a fondo le cause che la hanno determinata e l’inadeguatezza della diga posta ad argine, come nel disastro del Vajont, non si va lontano, se si guardano le pagliuzze eludendo i travi, la sinistra continuerà ad essere marginale e non si rimetterà alla ricerca della propria ragion d’essere.”
di Luigi Anzellini