Siri, sulla furnacella a rosolare a fuoco lento
Stralcio di un articolo di Tommaso Rodano per Il FQ, 30-04-19
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“Maio non smette di chiedere rigore: “Siri deve fare un passo indietro e mettersi in panchina fino a che l’inchiesta non sia conclusa”. Ma in privato prende forma l’altra considerazione: tenerlo ancora sulla graticola potrebbe persino tornare utile. S IR I è destinato a rimanerci almeno per qualche giorno.
A Palazzo Chigi ora non c’è fretta. È la cifra del mandato di Giuseppe Conte: prendere tempo e smorzare le tensioni. Magari alla fine potrebbe essere la stessa Lega a decidere di togliersi dall’imbarazzo e a indurre il suo sottosegretario a un passo indietro, in attesa dello svolgimento dell’indagine.
Dal Carroccio per ora negano.
E rimandano la palla al premier, come ha fatto ieri mattina anche il numero 2 Giancarlo Giorgetti: “Conte è tornato, ci sta pensando lui”.
Intanto però l’incontro non è ancora stato fissato: non è avvenuto ieri (al contrario di quanto aveva detto all’inizio lo stesso Conte), non avverrà oggi (il premier e i suoi vice sono in missione in Tunisia) e nemmeno domani (è il primo maggio, giorno di festa e riposo).
Se ne riparlerà, in caso, a partire da giovedì. Ma appunto: senza fretta e senza strappi. Una lentezza che si spiega in parte con gli impegni del presidente del Consiglio, che è tornato dal viaggio istituzionale in Cina domenica notte e ha avuto solo una giornata di lavoro prima di imbarcarsi su un altro aereo.
E in parte con il fatto che anche nei corridoi di Palazzo Chigi si sente l’eco della parola “rosolare”.
Prima di vedere Siri, peraltro, il premier vorrebbe conoscere il contenuto delle carte che lo riguardano. Con calma, dunque: l’incontro si farà ma non si sa ancora quando, né con quali scenari. Sullo sfondo, sempre la guerra fredda (ma nemmeno tanto) tra i due dioscuri gialloverdi.
SALVINI E DI MAIO si rivedono oggi: partono con Conte alla volta di Tunisi. Un vertice che costringerà i capi di Lega e Cinque Stelle a sedere allo stesso tavolo dopo diversi giorni: i due non si vedono dal 23 aprile, la sera del consiglio dei ministri in cui fu stralciata la norma cosiddetta “Salva Roma” e la temperatura tra gli alleati di governo raggiunse il picco più alto.
Da quel momento in poi non si sono più incontrati, ma si sono continuati a provocare a distanza. Quotidianamente. Anche ieri.
Di Maio da Varsavia ha parlato dell’ipotesi di “autosospensione” di Siri: “È un bluff, non esiste né giuridicamente né politicamente”. Il leghista se ne deve andare, ha detto il Cinque Stelle, poi “se sarà prosciolto e vuole tornare al suo posto sarò il primo a volerlo”.
Salvini ha tenuto il punto: “I processi si fanno nei tribunali –ha detto in un’intervista a Rtl – e non sui giornali o in Parlamento. Se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, allora chiudiamo i tribunali e diamo in mano a qualche giornale la possibilità di fare politica”. Controreplica dei Cinque Stelle: “Sem – bra di sentir parlare Berlusconi”.
Oggi, se non altro, i due potranno dirsele di persona. Prima in Tunisia e poi al consiglio dei ministri che li attende al ritorno. Con quale spirito s’incontrano? Salvini – garantiscono i suoi – è “tranquillissimo”. Di Maio altrettanto. Conte parlerà con entrambi. Ma non sarà nemmeno questa –dicono da Palazzo Chigi – l’occasione per risolvere la questione Siri. Tanto le posizioni in campo sono note, e sono sempre le stesse. E poi in fondo che male c’è a farlo rosolare?”