interessante articolo del sociologo Domenico De Masi per Il FQ, 29-05-19, che ne pensate? E di Cacciari?
“Nel momento stesso in cui fu varato l’attuale governo era lampante che Salvini avrebbe fagocitato buona parte del Movimento 5 Stelle per poi realizzare il governo più a destra dal dopoguerra. L’operazione è stata accelerata da tre circostanze.
La prima: mentre Salvini, di fatto, si è dedicato quasi esclusivamente alla propaganda e alla simonia, Di Maio si è speso in quattro funzioni, due ministeri, vicepremier e capo politico del Movimento.
Il secondo motivo sta nella diversa strategia in politica estera. Salvini ha fatto dei suoi rapporti privilegiati con i leader delle destre europee uno sfoggio di potenza, Di Maio è incorso nella gaffe dei Gilet gialli ed è senza gruppo di riferimento nel Parlamento Ue.
IL TERZO MOTIVO attiene al programma di governo. Salvini ha saputo gonfiare le poche realizzazioni cui si è applicato: la riduzione degli sbarchi e la quota 100.
Di Maio, invece, ha affrontato le due questioni oggi più gravi – la povertà e il lavoro – che hanno richiesto provvedimenti complessi come decreto Dignità e Reddito di cittadinanza.
Riferendosi in gran parte al sottoproletariato, questi provvedimenti erano destinati a non riscuotere la giusta gratitudine da parte dei beneficiari. La sinistra tutta avrebbe dovuto votare i decreti in favore di questo “stock di poveri”, come lo chiamano i neoliberisti infrattati nel Pd, invece di avversarli.
Senza questa opacità, dopo il 4 marzo il Pd avrebbe accettato di formare un governo con i Cinque Stelle e oggi Salvini sarebbe al 10 per cento. E se i 5Stelle fossero rimasti all’opposizione, avrebbero avuto quattro anni di tempo per indebolire gli antagonisti e, intanto, preparare la propria classe dirigente.
Ora non c’è più tempo per i distinguo come fecero nel 1920 i liberali, i socialisti, i comunisti e i cattolici di fronte all’ondata fascista, che perciò ebbe facile vittoria.
Occorre convenire sul fatto che, a causa della mancata funzione pedagogica esercitata dai partiti e dagli intellettuali di sinistra, il popolo confuso degli sfruttati è disperso in tutti i partiti, persino in quelli di estrema destra. È questo popolo che occorre ricompattare.
Ciò richiede un impegno congiunto di intellettuali, politici e cittadini.
Richiede inoltre una disponibilità sia pure tattica da parte di tutte le forze che riconoscono nell’onda nera il pericolo maggiore per la nostra democrazia. Fra qualche anno i Di Maio, gli Zingaretti, i Bersani, i Fratoianni, i Renzi, i Calenda, i Cremaschi di oggi potranno essere ricordati come i leader disorientati e litigiosi del 1920, poi ridicolizzati da Emilio Lussu in Marcia su Roma e dintorni, o potranno essere ricordati come i Terracini, i Calamandrei, i Togliatti, i Nenni, i De Gasperi che nell’immediato dopoguerra misero in stand byle proprie differenze per dare vita a una Costituzione democratica.
Oggi, per fortuna, questa rifondazione della sinistra è più realizzabile di ieri. Secondo l’Istituto Cattaneo, un anno fa la base sociale del Movimento 5 Stelle era composta per il 45% da elettori “di sinistra”; per il 25% da elettori di destra; per il 30% da elettori fluttuanti. In questo anno la leadership Di Maio, portando avanti progetti “di sinistra”, ha spinto gran parte dei grillini di destra e di quelli fluttuanti a passare con Salvini, sicché nel Movimento sono rimasti quelli meno allergici a un’alleanza sia pure tattica con il Pd.
A questo gruppo, dimagrito ma più omogeneo, conviene staccare subito la spina del governo e marciare all’opposizione per darsi un nuovo orientamento e orgoglio. Il Pd è almeno in parte il risultato dalla metamorfosi che, in tre tappe, ha trasformato il comunismo di Togliatti nella socialdemocrazia di Berlinguer e poi la socialdemocrazia di Berlinguer nel neo-liberismo di Renzi e Calenda.
Ora, però, questi due leader, ideologicamente più vicini che mai, potrebbero creare un partito di centro, liberando finalmente il Pd delle scorie neo-liberiste. Infine, l’avanzata di Salvini, la rozzezza dei suoi comportamenti e la sua vocazione autoritaria spingono tutte le schegge di sinistra a ricompattarsi.
REALIZZARE una grande alleanza, sia pure tattica, tra i lavoratori, i partiti, i club, i movimenti, i comitati di quartiere e i centri sociali interessati a sconfiggere la Lega è una missione quasi impossibile, eppure è indispensabile se si vuole evitare al Paese il naufragio nell’onda nera.
Infine va ricordato il ruolo imprescindibile degli intellettuali.
A essi, oggi più che mai, compete il compito di decodificare i mutamenti socio-economici in atto; elaborare un modello di società postindustriale coerente con le ragioni della sinistra; offrire il loro contributo di idee a tutte le compagini socio-politiche convergenti nell’alleanza di sinistra; capire come mai la destra riesce a valorizzare i social media molto meglio della sinistra e aiutare la sinistra a colmare questo gap facendo dei social un uso efficace ma onesto.”
Clicca QUI per intervista a De Masi.
E Cacciari dice: