Luciano Odorisio, Politica

Costamagna:“L’importante è che abbia perso il M5S”

“L’importante è che abbia perso il M5S”. 

In questa frase pronunciata all’indomani del voto in Sardegna da storici elettori Pd c’è tutto: c’è la cappa del vecchio status quo, che vede come fumo negli occhi – da sempre e per sempre – i barbari grillini. 

Non certo la Lega, che di quel sistema fa parte da decenni e, pur essendo sulla carta il competitor naturale di chi arriva da sinistra (ma poi è andato altrove), è nella realtà partito “di mondo”, che conosce e riconosce le dinamiche consolidate, garantendone la sopravvivenza.

Altro che “antisistema”. 

Ma c’è anche la (sola) ragione dell’ottimismo attuale del Pd: nel giro di 15 giorni il centrosinistra ha perso due regioni che amministrava, che passano ai (presunti) avversari della (presunta) contrapposizione ventennale, quindi non avrebbe proprio nulla da festeggiare. 

Anzi.

Eh, ma “l’importante è che abbia perso il M5S”. 

Come se Ultimo al Festival di Sanremo si consolasse della mancata vittoria con “almeno quelli del Volo sono arrivati terzi”. 

Contento tu.

DETTO QUESTO, l’eclissi dei 5 Stelle deve far riflettere. Ok la cappa politico-informativa molto più indulgente col Capitano che con Di Maio&Associati.

Ok che, in un contesto come questo, è difficile far passare quello che si è fatto di buono (una legge anticorruzione che finalmente porta in carcere chi ha rubato ai malati, un decreto Dignità che finalmente mette paletti al precariato facendo crescere le assunzioni stabili, il taglio ai vitalizi, il Reddito di cittadinanza vedremo se funzionerà ma intanto c’è…). 

Ok che ci sono i fucili spianati, ma proprio per questo non sono concessi errori. 

E, al di là dell’incontro assai discutibile coi Gilet gialli (il video in cui Chalençon evocava il “golpe militare” era di dicembre), delle inversioni su Tap (e speriamo non Tav) e autorizzazioni a procedere, di gaffe varie ed eventuali, ci sono due errori a mio avviso imperdonabili.

1) Perché, col doppio dei seggi in Parlamento e molti elettori anche di sinistra, si è deciso di appiattire il Movimento sulla destra di Salvini, su temi cruciali come immigrazione e sicurezza, quando dalla parte opposta c’è una prateria (basta il vocale di Richetti per capire le loro priorità)? 

Per un elettorato volatile e post ideologico come quello grillino, questo è stato un discrimine che ha spinto o all’astensione o al grande salto leghista. 

È la storia del nostro Paese: tra copia e originale alla fine si sceglie sempre l’originale.

2) Perché un Movimento nato e cresciuto sul territorio, su battaglie territoriali e con strutture territoriali come i meet-up, ha perso quel radicamento e, se vince le elezioni politiche, perde le Amministrative?

“L’IMPORTANTE è che abbia perso il M5S”: l’alibi del Pd, delle undici liste del neo-governatore Solinas (e il suo determinante Partito Sardo d’Azione) e le otto del centrosinistra di Zedda, dell’“era la prima volta che partecipavamo alle Regionali” non possono e non devono bastare. Vanno bene (forse) per gli “altri”. 

Al M5S serve una riflessione seria e impietosa (più sostanziosa del semplice superamento dei due mandati).

Perché alle Europee quella frase rischia non solo di tornare come un mantra ma di avere anche conseguenze sul governo: se si invertono i fattori del 4 marzo (Lega al 33% e 5S sotto il 20), chi garantisce che Salvini sarà ligio come lo sono stati gli alleati sulla Diciotti e non immaginerà invece un’altra maggioranza con tutti quelli che quel mantra lo continuano a ripetere?”

di Luisella Costamagna per Il FQ, 27-02-19

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