Luciano Odorisio, Politica

Cicchitto e Feltri fra “Paradiso dei bambini e derelitti del PD”

STRALCI

FABRIZIO CICCHITTO

Dopo due sconfitte come quella avvenuta sul referendum e sulle elezioni del 4 marzo 2018, una forza politica normale avrebbe sviluppato al suo interno una riflessione lunga, tormentata, ma approfondita. Invece nel Pd si è semplicemente passati da un organigramma all’ altro finendo con l’ attribuire al più inoffensivo del gruppo dirigente, l’ on. Martina, la carica di segretario.

Siccome però in politica, come nella fisica, i vuoti vengono riempiti, allo stato nel Pd è emerso un candidato alla segreteria nella persona di Zingaretti.

Zingaretti esprime una duplice scelta: un ritorno al “come eravamo” della sinistra tradizionale e il tentativo di puntare a disarticolare l’ attuale maggioranza ricercando un’ alleanza con il M5S, giudicato una sorta di costola della sinistra da egemonizzare attraverso la sapienza culturale della “ditta” originaria.

Zingaretti a parte, l’ area riformista-europeista del Pd dovrebbe misurarsi con le due grandi questioni che sono fra le cause della sconfitta del 4 marzo: il Mezzogiorno e il nodo dell’ immigrazione e della sicurezza.

Allora questa parte del Pd che non vuole rimettersi nelle mani della “ditta” post-comunista e che vuole esprimere una posizione riformista-europeista sul tema dell’ immigrazione, non avrebbe da sfogliare la Margherita (è proprio il caso di dirlo), ma avrebbe a disposizione chi, sia pure tardivamente, nel 2017 da ministro dell’ Interno capì che bisognava intervenire in Libia per filtrare e ridurre i flussi di immigrati che stavano sconvolgendo la geografia politica del Paese.

Siccome il Pd sembra molto lontano dall’ affrontare di petto questo problema e di fare scelte politiche e di leadership conseguenti, è destinato a rimanere a lungo nel “limbo” che, come è noto, «è il paradiso dei bambini».

VITTORIO FELTRI:

E veniamo ai derelitti del Pd in via di estinzione per autocombustione.

Essi non hanno alcuna chance di rimettersi in piedi.

Le lotte fratricide tra compagni hanno finito per demolire l’ impianto partitico. Senza valutare la mancanza di idee fresche e in sintonia con la base, che caratterizza la linea dei progressisti.

Nonostante le bastonate subìte, gli ex comunisti non si ravvedono, non cambiano musica e continuano a ruminare luoghi comuni, frasi fatte, predicano accoglienza scriteriata, insistono con le banalità più o meno buoniste e non comprendono le autentiche esigenze della massa.

Ovvio che perdano suffragi e si candidino alla morte.

Se non mutano in fretta pelle, nel loro futuro c’ è una bella tomba.

Ciononostante il povero segretario reggente Martina a queste cose non fa caso.

Si illude di essere vivo benché non sia mai nato.”

 

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