di Paolo e Lena Pagano
L’AMICA CATERINA ABBATE HA RACCONTATO CON GARBO E INTELLIGENZA LA SUA ESPERIENZA SUGLI ANNI DELLA CONTESTAZIONE STUDENTESCA DEL 1968…QUESTO RACCONTO DI CATERINA HA RISVEGLIATO IN ME VECCHI PENSIERI E RICORDI CHE SINTETICAMENTE SCRIVERO’ IN QUESTO POST…
Con gli studi mi sono fermato molto prima dell’università e quindi non ho potuto vivere da vero protagonista le lotte che i giovani studenti di mezzo mondo svilupparono nel 1968.
Non ho vissuto in prima persona quegli eventi perchè andai giovanissimo a lavorare e questo creava forti difficoltà nel partecipare.
Ma quello che mi preme segnalare e sottolineare che gli studenti di quel tempo avevano tutte le ragioni del mondo a intensificare la lotta contro il conformismo e l’autoritarismo della famiglia in genere, della religione, della scuola, della società.
Sostenevo con grande passione le rivendicazioni che i giovani mettevano in campo contro una società che diventava sempre più autoritaria e fascistoide.
Ero con loro quando lottavano contro la guerra del Vietnam, quando partecipavano uniti nell’opposizione al razzismo insieme a Malcom X,
Martin Luther King,Angel Davis,
quando difendevano i ragazzi con le pietre che si opponevano al dominio della Palestina da parte di Israele…ero vicino a loro quando il mese di maggio del 68 migliaia e migliaia di giovani e operai riuscirono a mettere in ginocchio la Francia autoritaria di De Gaulle, ero con loro quando in Italia seppero, in più di un’occasione, stringere l’unità con la classe operaia.
A tal proposito voglio segnalare che in quel periodo non ero un giovane che stavo con le mani in mano a guardare gli eventi che accadevano nel mondo come una bella statuina ma ero in prima fila nelle lotte operaie che ebbero il loro sviluppo più dirompente nell’autunno caldo del 1969. Vedevo gli eventi che si succedevano da una posizione privilegiata rispetto ad altri: in quel tempo lavoravo già da quattro anni in una grande fabbrica che costruiva aerei.
Le lotte contro i salari di fame, contro l’intensificazione dei ritmi di lavoro, contro il cottimo, contro l’alienazione, contro un ambiente di lavoro che non riusciva a tutelare la vivibilità e la salute dei lavoratori in fabbrica era il nostro pane quotidiano di cui dovevamo fare i conti. Queste dinamiche locali di singole fabbriche ben presto affondarono le loro radici in una lotta generale e generalizzata.
Importanti lotte operaie condivise si svilupparono in tutto il territorio del nostro paese. Tutti parteciparono, grandi gruppi industriali e piccole fabbriche, a questa lotta di civiltà che si era posto l’obiettivo di modificare i rapporti di forza tra il movimento dei lavoratori e il padronato. Da allora ci fu un crescendo di lotte che imposero diritti e normative nuove nella difesa della condizione in fabbrica.
Come si può vedere si sviluppò uno stato di conflitto sorprendente che mise in allarme chi non voleva che i rapporti di forza si modificassero.
La “strategia della tensione” ben presto fu protagonista di stragi e di attentati: Piazza Fontana,
Italicus, strage di Bologna, P2, Licio Gelli e la manovalanza fascista…da allora si è andati sempre più indietro nei diritti, nella normativa, nella democrazia nei luoghi di lavoro.
L’unica soddisfazione che mi rimane è quella di aver fatto parte di un movimento radicale che sosteneva valori e sentimenti positivi che toccavano la dignità delle persone.
Quello che è sicuro che, insieme ad altri, ho difeso la mia dignità e quella degli altri.
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