Lettera in risposta a Mauro Corona su IlFQ, 11-4-19
“Proprio perché sono di sinistra, non voterò il Pd.
È comprensibile la delusione degli elettori di sinistra che votavano Pd e hanno scelto il M5S alle ultime elezioni, ma mi sfuggono le motivazioni di chi adesso decide di ritornare sui propri passi.
Forse comprendo di più chi è rimasto fedele al proprio partito come si fa con una squadra di calcio, o addirittura l’astensione. Emblematica di questo atteggiamento incoerente è l’intervista di Mauro Corona al Fatto, dove si leggono parole a dir poco contraddittorie.
Lo scrittore dice di volere ritornare a votare per il Pd per una questione di sentimenti, di “connessione”, perché lui è “di sinistra”.
Però contemporaneamente afferma: “Non voto chi parla la lingua dei banchieri, chi ha tolto l’articolo 18, chi ha fatto il Jobs act, chi parla la lingua delle élite, non voto Zingaretti che come primo atto va a genuflettersi ai miliardi del Tav”.
Per chi vota allora?
Io al suo elenco aggiungerei: non voto per chi vota contro la Spazzacorrotti e contro il Reddito di cittadinanza insieme a FI, un partito col quale sembra essere troppo spesso sulla stessa lunghezza d’onda.
Senza contare le attuali proposte di Zanda, che mi sembrano un altro carico da novanta, e il fatto che in quel partito gli “Etruschi” hanno ancora troppa voce in capitolo.
Corona, e qualche noto artista, hanno pensato bene di fare questo tradimento (una sorta di “sveltina”) al loro partito, pretendendo da altri la “rivoluzione” (in meno di un anno e avendo tutti contro) che la politica di sinistra, con i suoi vari nomi e abiti, in decenni non aveva mai neanche pensato di fare.
Ha ragione chi dice che le alternative, a sinistra, si costruiscono, ma ci vorrà del tempo, specialmente in un paese che non disdegna per niente la destra, e alla mia età forse non ne vedrò i risultati.
Intanto non darò il mio voto al Pd proprio perché sono di sinistra, carissimo Corona.”
E.F.