“Nel Pd stop agli insulti ai 5S, loro sono diversi dalla Lega”
Onorevole Bettini. Ha letto il pezzo di Cacciari sul Fatto? È d’accordo con l’idea che il Pd deve parlare al M5S per isolare la Lega?
Cacciari parte da un’idea che ripeto anche io da mesi: la Lega e i 5Stelle sono due forze molto diverse.
La Lega è una destra risorgente inquietante illiberale. Il M5S è l’antipolitica, con dentro tutto e il contrario di tutto.
Lo sfarinamento del movimento di Grillo ci impone, ancora di più, di capire le ragioni di chi l’ha votato e di andarci a riprendere il nostro popolo che ci ha abbandonato.
Quali sono i temi del Movimento che il Pd può intercettare? Il reddito di cittadinanza per esempio?
Il reddito di cittadinanza è stato concepito male e si sta realizzando ancora peggio.
Fotografa la povertà. Non la combatte.
Ma l’idea che un aiuto materiale, diretto, d’emergenza, transitorio, alle persone in difficoltà sia un incentivo a starsene in vacanza è una idiozia elitaria e offensiva.
Le famiglie soffrono, soprattutto nel Mezzogiorno, e mettono in comune i guadagni che entrano a casa.
Bene: 700 euro possono fare la differenza tra la miseria e la dignità.
Occorrono riforme strutturali, ma nel frattempo bisogna sostenere chi non ce la fa.
Quale dev’essere il rapporto del Pd con il Movimento?
Il Movimento 5 Stelle non ha retto la prova del governo e per questo sta perdendo voti e si sta frantumando all’interno tra le varie anime.
Con esso non possiamo fare alcuna alleanza politica, anche se ci fosse la crisi di governo.
Ma possiamo promuovere un campo ampio che tolga spazio alla Lega e accolga tanti elettori delusi da Di Maio o che si sono astenuti.
Questo non si fa rispondendo agli insulti con altri insulti, con l’arroganza, la boria di chi ha sempre ragione, l’umiliazione di chi oggi avverte di aver sbagliato.
Questo è l’abc della politica.
Domenica ci sono le primarie e Zingaretti è favorito. Come se lo immagina il suo Pd?
Forte nella tensione della ricerca “alta” di una nuova collocazione culturale e ideale.
Allo stesso tempo, misurato, accorto, pragmatico, dinamico nell’iniziativa concreta. Per voltare pagina c’è bisogno di pensieri spericolati e di plitica; che necessita di una certa professionalità.
C’è un rischio scissione?
Penso di no. Abbiamo deciso, tardissimo, di svolgere il congresso per confrontare piattaforme diverse.
Chi vince ha l’obbligo di dirigere e di scegliere, attraverso un confronto inclusivo e costante con le minoranze.
Zingaretti ha auspicato un partito delle persone e non delle correnti nel quale, a seconda dei temi in discussione, si possono costruire aggregazioni variabili.
Quello che finora è stato del tutto assente.
Non crede che il nodo Renzi (sempre più un partito nel partito) vada affrontato?
In un Pd plurale Renzi può svolgere un ruolo importante. Ma le scelte di Renzi stanno esclusivamente nelle mani di Renzi.
Qualsiasi esse siano le rispetterò. Anche perché, in ogni caso, Renzi starà in un campo destinato a combattere insieme la destra estrema che si sta affermando.
Qual è la sua idea di listone alle europee? Una sorta di coalizione sul modello di quellaulivista?O una lista unica alla Calenda?
Il simbolo del Pd può sparire?
Il Pd è stato il solo partito che si è reso disponibile a costruire una lista unitaria. E anche,
se fosse necessario, a rinunciare al suo simbolo. Per ora altri hanno preferito, legittimamente, la strada di presentarsi sotto i propri simboli. Penso, per questo, che ancor più spetti a noi rilanciare una proposta di lista ampia, in grado di raccogliere associazioni, esperienze territoriali, movimenti e soggetti politici attorno a una idea di rifondazione dell’Europa.
Chi ne dovrebbe fare parte? Anche la sinistra di Liberi e uguali?
Se ripartiamo dalle possibili alleanze dei vecchi involucri politici, andiamo di nuovo incontro alla sconfitta.
Il Pd deve rimescolare le carte e mettere in campo nuovi protagonisti.”
Stralcio intervista di Wanda Marra per Il FA, 27-02-19