di Pina Fasciani
Che spettacolo!
Che spettacolo ragazzi! Che corte dei miracoli questi giovani virgulti, che si combattono sul teatro delle ambizioni a suon di colpi bassi, furberie, provocazioni.
Che spettacolo questa generazione di nuovi leader cresciuta con la pancia piena, grazie ai sacrifici dei loro genitori, con i diritti già belli che pronti, grazie alle lotte di chi li hanno preceduti, con il telefonino in tasca per dettare la “linea” sulla base dei sondaggi e misurare il “gradimento” delle loro affermazioni.
Che spettacolo questa politica ” low coast ” senza cultura, né respiro, con il fiato corto come un selfie, che vive del momento, del prendi il malloppo e fuggi, senza scrupoli e senza pudore.
Che spettacolo vederli affannarsi sulla scena televisiva, con i codazzi, con la selva di microfoni a registrarne anche i respiri, per teorizzare grandi pensieri, grandi visioni, che puntualmente si riducono a dichiarazioni ironiche, sarcastiche, messaggini avari di sapienza, ma grondanti di battutacce da operetta da quattro soldi.
Furbizia, ambizione, calcolo, vendetta, provocazione, potere, offese, questo è il vocabolario.
Sparite le parole costruzione, mediazione, prospettiva, conseguenze, responsabilità, rispetto.
Che spettacolo ragazzi, registrare il fallimento della nostra generazione che ha creduto di aver fatto il possibile per rendere questo Paese un luogo bello da vivere e degno di rispetto.
Beh! non abbiamo fatto il possibile, abbiamo sbagliato, non abbiamo capito che il nostro possibile era continuare a sognare l’impossibile , ci siamo accontentati, abbiamo messo un limite a ciò che eravamo, abbiamo pensato che oltre alle conquiste fatte non c’era più nulla da fare. Abbiamo pensato di aver assolto già il nostro compito.
Invece no, abbiamo lasciato i nostri figli in balia del richiamo dei consumi, dell’apparire senza conoscere, dell’immagine senza valori, della competizione individuale senza reciprocità, dell’ambizione privata, senza sogni collettivi.
La politica ha ribaltato il suo senso, invece di “educare”, ha assorbito e ha registrato il fallimento, ne ha codificato i simboli e le modalità. Berlusconi ne è stato il cantore e il precursore , da lì gli altri, i Renzi, i Salvini, i Di Maio, tutti figli perduti , chiusi nei loro calcoli meschini, nel loro arido piccolo mondo.
A nulla varranno i fronti, repubblicani o meno, siamo sulla difensiva, quando invece si dovrebbe attaccare. Non abbiamo le parole? sogni da realizzare? Ogni vocabolario è stato consumato? ogni sogno archiviato?
No. Una strada c’e’.
Far tornare la politica in mano alle persone serie.
Via gli ambiziosi, via i supponenti, via i battutari, via i calcolatori, via i cabarettisti, via i comici, via i soloni.
Tornino in campo i progetti e le proposte politiche. Tornino in campo le idee.
Ps : E non mi venite a dire che ora bisogna cambiare di nuovo la Costituzione.
Non ci provate.
Le repubbliche presidenziali non si fanno per riparare i vuoti politici.
Pina Fasciani