Luciano Odorisio, Politica

Antonio Padellaro: Conte l’unico baluardo contro Salvini

Lettere al Direttore, Il FQ, 20-7.19

“R E P U B B L I C A”, 20 LUGLIO 

“QUATTRO PUNTI distaccano Matteo Salvini da Giuseppe Conte nell’indice di gradimento tra gli elettori. La popolarità del presidente del Consiglio cresce di 6 punti rispetto a giugno e arriva al 58 per cento rimanendo davanti ai due vicepremier”. SONDAGGIO IPSOS, “CORRIERE DELLA SERA”, 20 LUGLIO “SA LV I N I , nel mirino c’è il premier Conte: il problema è lui”. 

Risponde Antonio Padellaro

“MATTEO SALVINI, a cui con i tanti difetti non manca il fiuto politico, ha “messo nel mirino” il premier Conte per un paio di motivi soprattutto. 

Numero uno: la crescente popolarità tra gli italiani di un avvocato fino a 15 mesi fa sconosciuto ai più e che oggi si permette di staccare di quattro lunghezze l’acclamato Capitano. 

Numero due: la brillante operazione europea dei Cinque Stelle (pienamente condivisa con Conte), diventati ago della bilancia nella elezione della neo presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. 

Con la Lega che si è messa da sola fuori gioco, riuscendo nel miracolo di rendere politicamente ininfluente la larga maggioranza di voti conquistati il 26 maggio scorso. 

Dunque, per Salvini il “problema”non è il solo Conte ma il sistema istituzionale dei poteri al centro del quale si muove il capo del governo gialloverde. 

Che a Roma agisce in piena collaborazione con i ministri “tecnici”dell’Economia, Giovanni Tria, della Difesa, Elisabetta Trenta, degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. In sintonia con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 

E ora anche in asse con le due donne della nuova Europa: la Von der Leyen e il numero uno della Bce, Christine Lagarde. Entrambe moderate di centrodestra, non sappiamo se guarderanno alle politiche economiche di Roma con sguardo più benevolo rispetto ai predecessori. 

Tuttavia, le due signore, “verosimilmente, ricopriranno il ruolo di guardiane dell’ortodossia liberale occidentale e dell’unità europea, acerrime nemiche dell’estrema destra, del razzismo e del sovranismo” (Alan Friedman, “La Stampa”). 

Davvero, un dito nell’occhio per Salvini e per la sua squadra, composta dagli apprendisti stregoni esperti in valute parallele, e dalla schiera di misogini e omofobi che con la scusa dei “valori tradizionali” (vedi congresso di Verona) tirano la volata all’estrema destra dei filo-Putin e dei filo-rubli (vedi riunioni e traffici vari all’hotel Metropol di Mosca). 

La crescente popolarità di Conte sembra pure il riflesso di un bisogno di stabilità piuttosto diffuso nel ceto medio riflessivo. Un’Italia che oggi come ieri chiede il cambiamento ma senza avventure, per citare un vecchio slogan democristiano. 

Ecco, con i suoi modi garbati, e un po’ dorotei, Giuseppe Conte ricorda lo stile dell’antico ceto politico dei Fanfani, dei Forlani e dei Moro (a quest’ultimo legato dalle comuni radici pugliesi). 

Nel chiederci come mai, malgrado i litigi quotidiani, l’indice di gradimento del governo si attesti oggi al 54,9 per cento, sopra i dati di fine giugno, occorre appunto misurare l’effetto Conte, combinato con il peso delle massime istituzioni che agiscono a Bruxelles e Strasburgo in stretto contatto con Palazzo Chigi. 

Quando dice che “il problema è lui”(e non sicuramente l’anemica opposizione del Pd), Salvini prefigura il probabile, prossimo confronto-scontro tra due Italie. 

Quella intollerante e muscolare che grida la pacchia è finita. E quella altrettanto numerosa (se non di più), solidale ed europea, che nutre fiducia nelle donne e negli uomini che non hanno bisogno di insultare per farsi comprendere.”

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