Il 18 febbraio 2019 è la classica data da segnare in nero sul calendario.
Gli storici la ricorderanno come il giorno dell’ennesima resurrezione di B..
Nel giro di un’ora, fra le 21 e le 22, tutto il fronte politico s’è mosso all’unisono come se il Caimano fosse ancora vivo, così vivo che tutti, dagli alleati agli avversari più strenui, parlavano con la sua voce, posseduti da Lui.
I 5Stelle salvavano un ministro da un processo per sequestro di persona, sottraendolo ai giudici con scuse berlusconiane, tipo il reato “politico” nell’“interesse dello Stato”, e mancava poco che lo dichiarassero ufficialmente nipote di Mubarak.
Salvini (detto d’ora in poi Salvato) ringraziava Di Maio per “averci messo la faccia”, cioè per averla persa.
In- tanto Renzi apprendeva dell’arresto dei genitori e strillava al complotto a orologeria dei magistrati per eliminarlo per via giudiziaria (come se non ci avessero già pensato più volte gl’italiani per via elettorale) e impedirgli di “cambiare l’Italia”, senza neppure pagare il copyright al titolare di quelle parole d’ordine.
Il quale, al secolo B. Silvio, gli manifestava la piena solidarietà, rammentandogli però che con la sua “riforma della giustizia” certe sconcezze – tipo l’arresto di due sospettati di più bancarotte fraudolente con 724 mila euro di fatture false o gonfiate – non accadrebbero più.
E così, nel breve volgere di 60 minuti, gli italiani si son visti passare davanti agli occhi tutto il film di questi 25 anni di Seconda Repubblica, velocizzato alla Ridolini.
Cioè la storia di una classe dirigente delinquenziale e impunita che da un quarto di secolo tenta di sfuggire alla giustizia e quasi sempre ci riesce.
Una Banda Larga che ha prodotto involontariamente anticorpi che poi inevitabilmente si guastavano, come tutto in Italia.
Un gigantesco, mostruoso virus che secerneva il suo stesso vaccino, che però ben presto veniva a sua volta infettato e andava a male.
Che cos’è in fondo il movimento 5Stelle, se non l’ennesimo o forse ultimo tentativo della gente perbene – dopo il Popolo dei Fax, i Girotondi, l’Italia dei Valori e altri fenomeni carsici sorti dal basso – di reagire all’illegallità dilagante e strafottente?
Tutti, pure i grillini più sfegatati, ne conoscevano il dilettantismo e l’improvvisazione.
Ma lo vota- vano lo stesso per non rivedere mai più certe facce e non arrendersi al cinismo della “politica sangue e merda” e del “cambiare non si può”.
A pensarci bene, questo strano governo Salvimaio “ha un senso solo come espiazione”, come disse Montanelli del primo governo B.: quel- lo era il contrappasso per gli errori e gli orrori della Prima Repubblica, questo lo è per quelli della Seconda.
Proprio mentre i 5Stelle toccano il punto più basso, ci pensa Renzi a coprirne le pudenda.
E a ricordare a tutti perché il Pd è passato in quattro anni anni dal 40,8 al 18,7% e il M5S in cinque anni da zero al 32,6%.
Senza questo centrodestra e questo centrosinistra, i 5Stelle non sarebbero neppure nati.
Se un anno fa divennero il primo partito, fu certo merito di chi aveva fondato il movimento (Grillo e Casaleggio padre) e di chi l’aveva trasformato in forza di governo (Di Maio e la sua squadra).
Ma soprattutto di chi l’aveva reso necessario e urgente: i vecchi partiti.
Che non perdono occasione di dare il peggio di sé anche quando lo dà il M5S.
Ma questo, per quanti sforzi faccia, non riesce mai a eguagliare il peggio degli altri.
E risulta, alla fine, il meno peggio.
Lo spettacolo dei 5Stelle che votano l’impunità a Salvini come e con FI, mentre il prode Giarrusso mima le manette e dà dei giustizialisti ai pidini che gridano “onestà onestà!”, è devastante.
Ma viene subito oscurato e annullato dalla raffica di insulti anti-giudici di capi e capetti Pd che, posseduti dal demone di B., scambiano il partito per la famiglia Renzi.
Piero Fassino, ora schierato con Zingaretti, è pronto per imbracciare il mitra e salire sulle montagne: “Nessuna ragione investigativa giusti- fica quel che sta accadendo ai genitori di Renzi.
Si fa strame dello Stato di diritto e di fondamentali regole della convivenza civile.
Chi vuole vivere in un paese democratico e giusto non può accettarlo, né assistere inerte” (visti i precedenti del noto portafortuna, non vorremmo essere nei panni dei Renzis).
Ivan Scalfarotto ha già lo zaino in spalla: “Con questa autentica schifezza (i giudici di Firenze, ndr) sono riusciti a farmi schierare a priori, a farmi diventare partigiano.
È una cosa talmente grave che va ben al di là della vicenda personale di Matteo e dei suoi.
Qui c’è in ballo lo Stato di diritto e la libertà di tutti”.
Seguono i bene-bravo-bis dei soliti dichiaratori a pappagallo, tipo Orfini, Bruno Bossio, Nobili, Morani, Paita, Pezzopane, Nobili, Portas, Fiano, Prestipino e Serracchiani (“in missione a Bruxelles”, ma presente in spirito e pronta alla pugna).
Mentre i 5Stelle si precludono per un bel po’ la possibilità di commentare le imprese dei Renzis, rendendo pan per focaccia a Matteo e Maria Elena che maramaldeggiavano su papà Di Maio e papà Di Battista, il Pd si autoimbavaglia sulla loro svolta impunitaria pro Salvini, impegnato com’è a difendere non un ministro indagato per una scelta di governo, ma due privati cittadini fermati dai gendarmi per evitare che continuassero a costruire società fittizie, intestarle a prestanome, svuotarle e poi farle fallire (grazie anche alla soglia di impunità alzata da 50 a 250 mila euro per l’evasione Iva dal premuroso figlio premier).
Frattanto Renzi berlusconeggia: “I domiciliari per i miei genitori sono abnormi” (e ha ragione: due persone normali, con quelle accuse, sarebbero in galera).
E B., commosso alle lacrime, annuncia che vuole “chiamare Matteo”, nel senso di Renzi, forse per adottarlo come nuovo padre momentaneamente a piede libero.
Anche stavolta ha vinto Lui.”
E continuerà a vincere, anche da morto.”
di Marco Travaglio per il FQ, 20-02-19