Editoriale di Marco Travaglio per Il FQ, 18-8-19
La crisi più pazza del mondo, aperta il 7 agosto da un Salvini ubriaco di sondaggi, piazze, spiagge e mojito che chiedeva elezioni subito e pieni poteri, si concluderà martedì al Senato in un modo ancor più folle.
Sempre grazie a Salvini che, con niente elezioni e vuoti poteri, s’è prodotto in una tragicomica inversione a U, disposto a tutto, anche alla mendicità, pur di tenere in piedi il governo che voleva sfiduciare e le poltrone sue e della sua truppa. Di solito i premier in Parlamento chiedono la fiducia e temono la sfiducia.
Invece Conte teme la fiducia e farà di tutto per non ottenerla. Il governo giallo-verde, salvo sorprese, morirà il 20 agosto con il discorso del premier che dichiarerà conclusa l’esperienza del Salvimaio con un utile promemoria sulle responsabilità del Cazzaro Verde.
Poi si voterà su eventuali risoluzioni dei partiti. Il M5S ne presenterà una così dura con Salvini da impedirgli qualunque convergenza pelosa. Nessuna mozione di sfiducia: l’unica presentata, quella leghista, non è stata neppure calendarizzata.
Il Pd, se davvero vuol tentare un dialogo col M5S anzichè regalare le elezioni a Salvini, dovrebbe astenersi o uscire.
Poi Conte salirà da Mattarella con l’atto di decesso del governo.
Partiranno le consultazioni su eventuali maggioranze alternative.
E lì, se son rose, fioriranno nell’unica direzione numericamente possibile: M5S-Pd-LeU. Intanto si aprirà la resa dei conti nella Lega, sulle mosse di un presunto leader che dieci giorni fa aveva in pugno l’Italia e ora non controlla neppure il Papeete Beach.
In compenso ha riaperto le porte del governo al Pd, che se n’era autoescluso un anno fa con la demenziale strategia dei popcorn.
E ha resuscitato i 5Stelle che pensava di annientare: li ha ricompattati, ricongiunti a un galvanizzato Grillo, riportati al centro della scena e muniti di quei “due forni” che ieri hanno ingigantito il suo potere contrattuale e oggi rafforzano Conte e Di Maio, corteggiati sia dalla Lega sia dal centrosinistra (e persino da FI).
L’eventuale governo M5S-centrosinistra è tutto da costruire e pieno di incognite, ma bene fanno Di Maio e Zingaretti a lasciar parlare le seconde file: Salvini sarebbe capace di usare un vagito di dialogo per passare da traditore a tradito, anche se tutti sanno che a tutto pensavano i 5Stelle, fuorchè a una così rapida resipiscenza del Pd (frutto più della mossa renziana che di un moto spontaneo zingarettiano).
Da mercoledì però dovranno vedersi e valutare presto i margini di un contratto stringato, stringente e vincolante.
Quanto al premier, chiedano in giro chi è il leader più apprezzato in Italia e all’estero.
Si chiama Giuseppe Conte.