Editoriale di Marco Travaglio per Il FQ, 20-8-19
Stasera, se oggi cadrà il governo giallo-verde con le dimissioni di Conte, partirà la difficilissima trattativa M5S-Pd per tentarne un altro, l’unico possibile in questo Parlamento. Finora si son sentite molte formule, ipotesi (incluso l’agghiacciante arrivo di una guarnigione di àscari berlusconiani al seguito di Gianni Letta), candidature a premier e a ministro.
Ma nemmeno una sillaba sulle cose da fare insieme (l’unico a parlarne è Grillo, il “comico”).
Che è il peggior modo di cominciare il negoziato. Anche perché chi parla di posti anziché di contenuti regala a Salvini la stampella per rialzarsi dopo l’autoaffondamento ferragostano e dimostrare che il governo serve solo a impedire il suo trionfo e l’altrui sconfitta.
Se mai un governo nascerà, dovrà fare delle cose: magari poche, ma innovative, forti, popolari e – parlando con pardon – anche un po’ “populiste” e “sovraniste” nel verso giusto.
La voglia di cambiamento espressa dagli elettori alle Politiche del 2018 e alle Europee 2019 non si è certo esaurita con l’harakiri da spiaggia del Cazzaro. È più viva che mai e attende di trovare interpreti più credibili. Altrimenti tornerà ad affidarsi a lui.
Quindi, delle due l’una: o i 5Stelle e il Pd trovano la forza di volare alto, ben al di sopra delle rispettive stature, o è meglio che lascino subito perdere. E ci mandino a votare, conservando i rapporti più civili di questa fase per il dopo-elezioni.
Il rischio però è che le elezioni le vinca il centrodestra e M5S e Pd, dall’opposizione, si mordano i pugni (con milioni di italiani) per non averlo evitato. Il sistema tripolare e la legge proporzionale li condannano a collaborare: tanto vale che provino a farlo subito. Ma, per avere qualche cha nce, dovrebbero armarsi di realismo e umiltà.
Già litigheranno su Tav, Autostrade, migranti, giustizia, grandi opere ecc.
Almeno evitino la pretesa di imporre veti in casa altrui. E non diano retta ai giornaloni, noti dispensatori di pessimi consigli. Tipo chi vorrebbe imporre ai 5Stelle di fare un congresso, o dichiararsi di sinistra, o abiurare alle riforme (perlopiù buone) firmate finora.
O chi, dall’altra, s’illude di ignorare l’oggettiva prevalenza renziana nei gruppi Pd. Se i 5Stelle sono angosciati da un “governo con la Boschi”, si ricordino di averne fatto uno con Salvini, Fontana e Pillon.
E se il Pd e i suoi house organ temono di perdere la verginità baciando i “rospi” Conte, Di Maio, Dibba&C., non facciano ridere: sono vent’anni che digeriscono inciuci e governi col partito di B., Dell’Utri, Previti, Verdini&C. senza fare neppure un ruttino.
Con tutto quel che ci è toccato vedere, può persino darsi che il peggio sia alle nostre spalle.