di Marco Travaglio per Il Fatto Quotidiano, 18-04-2021
L’altra sera, appena l’ho visto roseo come un putto a Otto e mezzo, mi ha punto vaghezza di saperne tutto di Lorenzo Bini Smaghi.
Così, da Wikipedia, ho scoperto che è “di famiglia nobile toscana”, giacché “la famiglia Bini di Firenze nel 1853 lasciò in eredità il cognome agli Smaghi di Montepulciano-Città della Pieve”, che ora è un po’ la Betlemme dei Migliori.
Dunque “Lorenzo è figlio del conte Bino e di Maria Carla Mazzei, patrizia fiorentina, primo di quattro fratelli” tutti Bini e tutti Smaghi, finchè – dopo vari passaggi tra Belgio, California, Bologna, Chicago, Bankitalia, Ufficio Cambi, Mef, Sace, Palazzo Strozzi, Bocconi, Bce (dove s’imbullonò alla poltrona per non far entrare Draghi), Harvard, Snam, Morgan Stanley, Italgas e Societé Generale – “nel 1998 sposa l’economista Veronica De Romanis, dalla quale ha avuto due figli, Corso e Laudomia”.
Perbacco, anzi parbleu: la quintessenza della classe dirigente, il nonplusultra della competenza. Intanto che scorrevo le sue cariche, come Bini e come Smaghi, lui aveva iniziato a parlare.
Ovviamente pro Draghi, che ora ama alla follia. Infatti dava sulla voce ai prof. Galli e Montanari, piuttosto critici sulle riaperture: “Facile dire chiudiamo, chiudere non basta” e non serve: “abbiamo 400-500 morti al giorno!”.
Quindi, siccome gli omicidi sono puniti con l’ergastolo, ma si continua ad ammazzare, depenalizziamo l’omicidio e pure la strage. Galli lo guardava este rrefatto, ma lui secerneva la sicumera che solo un banchiere può opporre a un virologo: “È anche un problema sanitario. Penso a quanti esami oncologici sono rimandati… effetti di questa chiusura totale”.
Quindi le chiusure, usate da tutti i governi per ridurre i contagi, secondo Bini e anche Smaghi li moltiplicano. E causano pure i rinvii degli esami oncologici.
Galli faceva sommessamente notare che è il contrario: se riapri troppo presto, i contagi risalgono, e con essi i morti e i ricoveri, che levano spazio ad altri malati, oncologici in primis.
Un dato piuttosto banalotto, che però Bini nonché Smaghi non riusciva proprio a capire.
Del resto, oltreché con la logica, il nostro ha un rapporto conflittuale pure con l’aritmetica: nell’ultimo articolo sul Corriere dall’inappuntabile titolo “Vaccini, dopo gli errori occorre un’operazione verità”, chiama AstraZeneca “Astrazenica”, scrive che è sicuro “al 99,984%” perché gli effetti avversi sono lo 0,0006 (quindi 99,994) e sostiene che tra il rischio dello 0,0008% per i trentenni e quello dello 0,0002 per i sessantenni lo scostamento è “non significativo”(appena il quadruplo).
Come dire che Lorenzo Bini Smaghi di Montepulciano-Città della Pieve si chiama Bini. E morta lì.