Editoriale di Marco Travaglio per Il FQ, 5-06-19
“C’era una volta uno scorpione che voleva attraversare un fiume e, non sapendo nuotare, chiese a una rana, che si accingeva anch’essa alla traversata, di traghettarlo sull’altra sponda.
La rana gli rise in faccia: “Non sono mica matta. Se ti carico in groppa, tu mi pungi e mi uccidi”. E lo scorpione: “Neanch’io sono matto: se ti pungo, tu muori avvelenata, ma io muoio annegato”.
La rana si convinse e se lo caricò in groppa. Ma, a metà del guado, si sentì pungere la schiena e, con un fil di voce, domandò allo scorpione il perché di quel gesto suicida. Risposta: “Sono scorpione: è la mia natura”.
E morirono tutti, per nulla felici né contenti.
La fiaba di Esopo, anche se è stata scritta 2600 anni fa, descrive alla perfezione lo stato attuale del governo Salvimaio. Il premier Giuseppe Conte, soprattutto dopo il suo bel discorso dell’altroieri alla nazione, rappresenta la maggioranza degli italiani che vorrebbero arrivare incolumi e sereni dall’altra sponda del fiume: cioè tenersi questo governo, nato appena un anno fa con grandi speranze e ancor più grandi promesse di cambiamento, legittimato dal voto popolare del 4 marzo 2018 e confermato il 26 maggio 2019 (sia pur con equilibri rovesciati) con consensi addirittura superiori.
E sanno benissimo che ciò può avvenire soltanto se i due vicepremier usciranno dalla campagna elettorale e daranno retta al premier, rientrando nei ranghi di suoi vice e ministri dei rispettivi dicasteri e ripartendo dal contratto, senza più risse né spacconate. Cioè ricominceranno (o cominceranno) a governare.
Ma Conte sa benissimo che durante la traversata può accadere di tutto.
E vuole i pungiglioni di Lega e 5Stelle.
Perciò ha fatto sapere coram populo che, prima di rimettersi in acqua, vuole sentirsi dire chiaro e forte dai due compagni di viaggio che non tenteranno di avvelenarlo. In soldoni, vuole che si interroghino sulla loro attuale natura e decidano subito se sono rane o scorpioni.
Fino al 2018 i 5Stelle erano sempre stati scorpioni.
Nati nel 2009 come movimento civico di opposizione, erano disposti al massimo a governare qualche città, ma non l’Italia. Dire “mai alleanze con nessuno”, significava precludersi qualsiasi possibilità di governo.
Poi, con l’elezione di Luigi Di Maio a capo politico, il passo di lato di Beppe Grillo e la svolta governista nella campagna elettorale del 2018,culminata con l’arruolamento di una squadra di aspiranti ministri indipendenti (incluso Conte) e premiata dagli elettori col 33%, il Movimento si fece rana.
E andò al governo, anche al costo di pesanti sacrifici.
Come quello di Di Maio, che aveva tutto il diritto di fare il premier e invece dovette cedere al niet di Salvini che pretendeva un atto di genuflessione dinanzi a B. e non lo ebbe mai (il che fa onore al capo 5Stelle).
Nacque così l’opzione Conte, che si è rivelata una scelta felice e che oggi aggiunge al parterre nazionale un nuovo leader stimato e popolare. Ora però i 5Stelle dimagriti al 17% hanno molto più interesse a passare all’opposizione tornando scorpioni, che a restare in una maggioranza prigionieri dell’energumeno.
A meno che, si capisce, Salvini non rientri nei ranghi e si ritrasformi da scorpione in rana. La Lega, nata anch’essa come scorpione contro la partitocrazia e il consociativismo della Prima Repubblica, è rana almeno dal 1994, quando andò al governo con B. per la prima volta.
Bossi però si riscoprì scorpione dopo sette mesi e avvelenò il Caimano durante la traversata. Tornò rana nel governo Dini, col centrosinistra.
Poi ridivenne scorpione contro “Roma Polo e Roma Ulivo” dalle elezioni del ’96 alla resa finale del ’99 , quando tornò a Canossa, anzi ad Arcore, e segnò la fine di una carriera personale tutt’altro che ingloriosa, diventando la ruota di scorta del secondo e del terzo governo B., i peggiori della storia repubblicana.
Salvini è una rana travestita da scorpione: si finge nuovo e rivoluzionario, ma in realtà senza il potere il suo partito non può stare, specie dopo il ritorno al governo, la conquista di tutte le regioni del Nord, lo sfondamento al Centro e il secondo posto al Sud. Eppure lo scorpione torna a fare capolino dopo le Europee, che han convinto Salvini di poter governare da solo (con la Meloni) senza neppure l’impopolare soccorso berlusconiano.
Per farlo, però, deve pungere Conte, e teme di affogare con lui: cioè di scontentare quell’elettorato, per ora maggioritario, anche tra chi ha votato Lega, che preferisce questo governo (magari rimpastato) alle elezioni.
Non solo: Salvini sa bene che ottenere i voti per andare in Europa a battere i pugni, far la voce grossa, cambiare gli assetti e le regole Ue (missione già fallita: la nuova commissione Ue sarà molto simile alla vecchia e il sogno di una maggioranza “sovranista” è già svanito), è molto più facile che ottenerli per governare l’Italia.
Per giunta da solo (ci provò Renzi e sappiamo com’è finito). Storicamente, non è mai accaduto che chi vince le Europee poi vinca le Politiche.
Tantopiù che il M5S potrebbe presentarsi con un bottino di riforme più nutrito di quello leghista e con uno schema a due punte: Di Maio (o chi per lui) capo e Conte (popolarissimo negli ultimi sondaggi) candidato premier.
Siamo proprio sicuri che, in un referendum sul prossimo premier fra Salvini e Conte, un elettore su tre sceglierà ancora il primo?
Quindi: né Di Maio né Salvini possono permettersi il lusso di fare lo scorpione, infatti sperano entrambi in cuor loro che sia l’altro a pungere e affondare Conte e a pagare il prezzo della crisi.
Ma Conte ha fatto sapere che presto li lascerà in riva al fiume, se non riceverà garanzie sulle condizioni che ha posto. Cioè ha rubato il pungiglione a tutti e due. Magari per usarlo lui.