di Marco Travaglio per Il FQ, 22-04-20
Va detto con dolore, ma va detto: il miglior modo per salvare il buon nome del Parlamento, che è e deve restare il centro della democrazia, è quello di mostrarlo il meno possibile. Quando, come ieri, le tv ne trasmettono le sedute, il rischio è che chi vede e sente parlare i parlamentari, anche se animato dalla più fervida passione costituzionale, si domandi a che diavolo servano.
Raramente avevamo assistito come ieri, prima alla Camera e poi al Senato, a uno spot più devastante contro la democrazia parlamentare.
Salvo rare eccezioni, una catena di interventi miseri, sciatti, retorici, propagandistici, quasi sempre avulsi dall’ora drammatica che stiamo vivendo e asincroni rispetto alle urgenze della gente, mai come ora allergica agli autospot, alle bandierine e alle chiacchiere vuote.
Quando poi ha preso la parola l’autorevole leghista Bagnai, che ha fatto a pezzi il Mes inaugurato dal terzo governo B. con dentro la Lega e ha descritto l’Italia di oggi come un plumbeo regime autoritario a mezzadria fra “la dittatura del proletariato”e“la dittatura della scienza”, è apparso alle sue spalle Totò che, dal wagon lit, lo sbeffeggiava come l’onorevole Cosimo Trombetta: “Ah, lei sta in Parlamento? E la lasciano parlare?… Onorevole lei? Ma mi faccia il piacere!”.
Una gaglioffata eguagliata dagli adepti della setta dell’Innominabile, che invocavano addirittura il “Mes senza condizionalità”, con la stessa credibilità con cui Totò vendeva la fontana di Trevi, visto che al momento nessuno conosce le condizionalità del cosiddetto nuovo Mes.
In tanta scempiaggine, è mancato purtroppo il contributo dell’italovivo Rosato, che però si era già superato l’altro giorno, ricordando gli attacchi ricevuti da Renzi a fine marzo, quando chiese “ora e subito” la fine del lockdown: “Noi non siamo molto amati dai commentatori, era tutto un diluvio di assalti alla baionetta. Nei giornali di oggi invece tutti parlano di come riaprire, ma nessuno cita la proposta di Renzi”.
Cioè: se il governo allenterà la quarantena dal 4 maggio, cinque settimane dopo la data indicata dall’Innominabile, è perché l’Innominabile voleva farlo cinque settimane prima.
Se non avesse parlato lui, Conte si sarebbe scordato 60 milioni di italiani chiusi in casa per sempre. La tesi implica che Iv abbia depositato alla Siae la fine del lockdown. E non vorremmo che avesse pure il copyright sui solstizi e gli equinozi.
Altrimenti il 21 giugno l’estate dovrà chiedere a Iv il permesso per iniziare.
E salterà su Rosato a leccare lo Statista di Rignano che l’aveva previsto in tempi non sospetti. Anzi, se fosse stato per Lui, saremmo già a Ferragosto.