di Marco Travaglio per Il FQ, 6-10-19
Beppe Sala: “Si fa tanta ironia sul Movimento 5 Stelle, ma Grillo ha fatto una rivoluzione straordinaria e qualcuno, anzichè sbeffeggiarlo, dovrebbe imparare”.
Beppe Grillo: “Non mi interessa l’imprimatur sulle cose, non mi dondolo in qualche previsione azzeccata…abbandoniamo il tifoso che c’è in noi e abbracciamo il cittadino… Il mondo, purtroppo, sembra diviso in chi è a caccia di ‘razze inferiori’ e chi di menti più sbrigliate: sono felice che il MoVimento sia fra i secondi e che i buzzurri si siano bene delimitati. E se persino il buon Zeppola (Zingaretti, ndr) se ne esce con un atteggiamento di attenzione a quello che succede nel globo terracqueo, non dirò mai ‘lo abbiamo detto prima noi!’… Se siamo riusciti ad allearci con il Pd (e loro con noi) possiamo vederla in due modi: necessità di poltrone oppure uno step evolutivo della politica… Il paese è spaccato in due, o si è spaccato le due palle? É spaccato in due se è un paese di tifosi, sennò è pieno di gente stanca e avvilita, la nuova sfida è attraversare il confronto con potenze economiche spaventose senza che la gente sia oppressa… Vedo tanti occhi aperti alla nuova realtà e alle nuove sfide, sono entusiasta”.
Carlo Calenda: “Per 30 anni ho scritto e sostenuto le cazzate del liberismo. Ripetevo che non era importante salvare i posti di lavoro, ma il lavoro. Ecco, andate a dire queste cose ai lavoratori Embraco. Per decenni ho rilanciato le banalità del liberismo ideologico. Ma mi sbagliavo. Ora vi chiedete perché gli altri preferiscono i sovranisti a noi? Voterei anch’io i sovranisti”.
Luigi Di Maio: “Ero uno dei più scettici sull’alleanza col Pd, volevo andare al voto. Poi mi sono consultato con il Movimento, anche con Beppe, e quando mi sono seduto al tavolo quelli del Pd mi hanno stupito positivamente”.
Nicola Zingaretti: “Noi e i 5Stelle stiamo facendo tutti uno sforzo. Non è semplice. Ma non si vive contemplando e cristallizzando le differenze, guardandosi in cagnesco e polemizzando su tutto, perchè il prezzo lo paga l’Italia”.
Todo cambia nel mondo, persino in Europa e addirittura nel paese del Gattopardo. Le persone intelligenti e in buona fede, compresi financo alcuni politici, se ne accorgono.
Sala riconosce che i 5Stelle sono cambiati, ma hanno anche cambiato l’Italia mentre tutti sghignazzavano sul comico, il guru e il bibitaro.
Grillo depone il suo ego e i suoi vaffa per momentanea mancanza di destinatari; rinuncia a ricordare che le sue battaglie anti casta e pro ambiente erano politica, non antipolitica, e a prenderle sul serio per tempo ci avrebbero risparmiato tanti guai.
Di Maio, che a metà luglio aveva confidato ai militanti romani “a volte, quando mi sento parlare e dico cose che un tempo erano da espulsione, mi sto sul cazzo da solo”, comincia ad apprezzare un’alleanza in cui non credeva e che invece sta facendo bene al M5S (risalito sopra il 20% dallo sprofondo delle Europee) e potrebbe farne anche all’Italia: basti pensare che la nuova maggioranza sta superando nei sondaggi il centrodestra, dato per invincibile fino a due mesi fa; insidia il trionfo leghista nelle regioni, date per certo fino all’altro ieri, e con candidati civici che aiutano il M5S a riprendere contatto col territorio e il Pd a liberarsi di zavorre impresentabili come la Marini in Umbria, De Luca in Campania, Oliverio in Calabria.
Nemmeno Zingaretti ci credeva e ora anche lui scopre che il suo Pd può (e gli conviene pure) andare molto più d’accordo con Conte e i 5Stelle che con Renzi o con altri peli superflui della politica come +Europa e gli altri centrini, per non parlare di zavorre come il berlusconismo nelle più svariate declinazioni. Le distanze sulla giustizia, prescrizione in primis, restano ancora incolmabili e incomprensibili.
Ma domani passerà finalmente il taglio dei parlamentari.
E l’altro ieri Zinga ha riconosciuto che l’idea di Di Maio di sveltire l’iter di identificazione e rimpatrio dei clandestini “sembra buona”: con tanti saluti ai salvinisti di sinistra che gridano al razzismo anche quando si tenta di espellere chi non ha diritto di stare né in Italia né nel resto d’Europa o — come il Verano Illustrato — tentano di regalare alla Lega una bella rimonta azzerando subito i decreti Sicurezza.
Calenda, dopo aver fatto autocritica persino sul Dl Dignità, riconosce che i dogmi del neoliberismo (neo poi si fa per dire: nulla di più decrepito e superato) erano “cazzate”, al cospetto di quella sete di protezione e sicurezza che Bersani segnalava da anni (la famosa “mucca nel corridoio”) e tutto il mainstream non vedeva, accecato dalle ideologie, dalle ubbie e dalle antipatie.
Basta guardarsi intorno, tendere l’orecchio alla gente normale, per scoprire che la gran parte degli italiani è stufa di urlatori, ruttatori, guastatori, sabotatori, rivendicatori, sparafucile, piromani, bulli, guappi di cartone, ghini e ghigni di tacco, tipi da spiaggia e da mojito, modello Papeete e modello Leopolda.
Il che non vuol dire che la sete di cambiamento vero, radicale e post-ideologico esplosa dalle urne del 4 marzo 2018 e demonizzata come populismo e sovranismo sia archiviata, anzi: solo si spera di incanalarla in forme più civili e soprattutto più concrete, produttive e inclusive, visto il fallimento di quelle violente, becere ed isolazioniste, troppo ideologiche per portare risultati.
L’interprete ideale di questa nuova stagione di cambiamento pragmatico e di cose giuste da fare senza curarsi se siano di destra o di sinistra, è Giuseppe Conte.
Che infatti rimane altissimo nei sondaggi: non più perchè parla poco, veste bene e non sporca, ma perché qualche risultato lo ottiene senza romperci le palle e i timpani.
Infatti è il nemico comune degli unici due politici che non hanno capito il cambio di stagione: i due Matteo.