I Ricordi di Caterina, Racconti degli Amici

Tra preghiere e applausi a Montecalvo…il Teatrino

di Caterina Abbate


Stazione di Montecalvo.

A mia mamma pesava la vita a Montecalvo Scalo, perché si sentiva esiliata da ciò che amava: la sua famiglia, le librerie, il teatro, le amicizie, la città.

Per lei era una vera sofferenza restare chiusa in casa durante i freddi e lunghi inverni.

E allora pensava…

La nostra mamma

Rifioriva in primavera e in estate, quando poteva realizzare quei progetti che aveva immaginato nelle sere solitarie.

Erano eventi per riunire e divertire la piccola comunità di ferrovieri e contadini.

Nello Scalo non c’era la Chiesa, ma lei volle celebrarvi ugualmente la Prima Comunione e Cresima dei bambini, alla presenza dell’arcivescovo di Benevento.

Questa è l’unica foto della nostra Prima Comunione, il 17 luglio 1954.
È presente anche il nostro fratellino Vittorio come abusivo.

Mammà riuscì a coinvolgere il parroco e le suore di Montecalvo, che scesero dal paese allo Scalo, per il catechismo e tutta la preparazione della cerimonia.
Questa operazione non le bastò e pensò anche a rappresentazioni teatrali.
L’aula della scuola fu perciò adibita prima a Chiesa e poi a Teatro.

I cantonieri della stazione costruirono una pedana, sulla quale fu allestito l’altare, e che poi si trasformò in palcoscenico.
Le nostre coperte di seta di San Leucio, mai usate perché inevitabilmente scivolavano dal letto, servirono dapprima come addobbi intorno all’altare e poi come sipario.

Divano, poltrone, sedie e tavolino del nostro salotto furono gli arredi di scena.

Mammà era la sceneggiatrice, regista, trovarobe, produttrice e quant’altro si fosse reso necessario.

Ricordo soprattutto la rappresentazione di Belinda e il mostro.

Protagonisti io e mio fratello Raffaele, o come dicevan tutti Lello .

Come figli della regista etc… avevamo avuto la corsia preferenziale nell’assegnazione della parte.

Per il costume del mostro era stata acquistata a Napoli una maschera che raffigurava un teschio con un cilindro nero dal quale spuntavano ciocche di capelli rossi.

Per tenerla in forma prima dello spettacolo, per giorni fu posta su una bottiglia, in bella mostra nella nostra sala da pranzo.

Andavo sempre a contemplarla anche se mi faceva un po’ paura.

Invidiavo molto mio fratello che avrebbe indossato la maschera ed un costume di raso rosso, una specie di pigiama a dire il vero, mentre per me, come Belinda, era previsto un normale abito, che nemmeno ricordo.

Lo spettacolo fu uno straordinario successo e, quando il mostro si trasformò in principe, scrosciarono fragorosi applausi.

Un momento di grande gioia per la mia mamma.

Peccato che a quel tempo non esistesse l’abitudine di immortalare gli eventi con video e foto!
Caterina Abbate

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Sono un po' strega perché ebbi la sorte di nascere a Benevento, ma sono e sarò sempre una ragazza degli anni Sessanta. Per tutto quello che ciò significa.

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