di Carlo Di Foggia per Il FQ, 29-7-19
L a scena surreale si dovrebbe svolgere il 7 agosto, ultima seduta prima della pausa estiva, anche se la data non è ancora certa.
Quel giorno il Senato potrebbe votare la mozione presentata dai 5Stelle per bloccare il Tav, la mossa disperata per evitare l’implosione interna e lasciare traccia della propria contrarietà all’opera, a cui il governo, di cui fanno parte, ha appena dato il via libera.
La Lega, però, non ha voglia di concedere sconti all’alleato in difficoltà, anche perché la questione si intreccia con altre partite, come la bicamerale d’inchiesta sui fondi ai partiti.
IL TESTO,a prima firma del capogruppo Stefano Patuanelli, è stato depositato venerdì. Impegna l’esecutivo “a cessare le attività relative al progetto” e “riassegnare le risorse al bilancio dello stato per essere poi destinate ad opere pubbliche più utili e urgenti”.
I senatori M5S bollano il progetto come “obsoleto, legato a modelli di sviluppo superati e non sostenibili”, affetto da “criticità rilevanti” e basato su previsioni “smentite dai fatti”.
Ricordano poi che il contratto di governo prevedeva di “ridiscute – re integramente l’op e ra ”, ma questo non sarebbe stato possibile perché “la Francia ha sempre manifestato la propria indisponibilità, ribadendo con la legge per la mobilità di giugno scorso di volerlo fare”.
La contrarietà della Lega non viene mai menzionata. È la mossa pensata per uscire da una situazione esplosiva, chiedere di calendarizzare subito il testo e mostrare che in Parlamento esiste una maggioranza favorevole allo spreco ma senza far saltare il governo.
Anche a costo di assistere a una scena imbarazzante. L’esito è scontato: voteranno Sì Lega, Pd, Fi, Fdi (salvo che le opposizioni non decidano di complicare la vita alla maggioranza presentando testi alternativi).
Per evitare la figuraccia, pare, l’esecutivo non darà il proprio parere sulla mozione, come di norma avviene, rimettendosì all’aula.
E così la forma sarà salva; la sostanza, seppur celata, pure: i 5Stelle non faranno cadere l’esecutivo sul Tav.
Questa strategia, per così dire, di lotta e di governo, sta creando non pochi malumori alla Lega, che ieri da deciso di sbertucciare l’alleato.
“Se per i 5Stelle la Tav è un delitto, uno spreco, un crimine, un regalo a Macron e al partito del cemento, che ci stanno a fare in un governo che la realizzerà? Possono dimettersi, nessuno li obbliga”, hanno ironizzato i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo rispondendo a un post sul Blog delle Stelle che metteva in dubbio l’aumento dei fondi europei, indicato dal premier Giuseppe Conte come uno dei motivi che l’hanno spinto a dare il via libera.
“L’Ue ha messo più soldi per la Torino-Lione? Ha solo fatto sapere che si impegnerà a farlo – si legge – Non è che questi soldi, in realtà, all’Italia non servono ma sono solo un altro favore alla Francia di Macron?”. L’uscita dei leghisti fa infuriare i 5Stelle.
“Dalla Lega fanno i bulli sulla Tav coprendosi dietro ai numeri di Pd e Berlusconi”, si legge in una nota che parla di “patto del cemento” firmato “da tutti i partiti italiani, per regalare due miliardi degli italiani alla Francia”.
DAL MOVIMENTO spiegano il nervosismo della Lega con una dettaglio curioso: dopo le polemiche sul rubligate, il Carroccio avrebbe dato l’assenso alla nascita della commissione d’inchiesta sui finanziamenti ai partiti, a condizione, però, che a ritroso le indagini partano al massimo dall’ultima legislatura, quella 2013-2018.
In questo modo verrebbe esclusa quella 2008-2013 dove si verificarono le irregolarità della gestione di Bossi e Belisto che hanno portato al sequestro dei famosi 49 milioni ricevuti sulla base di rendiconti falsi.
Magari è un caso, ma nei giorni scorsi il leghista Romeo aveva spiegato che la bicamerale “sarebbe stata l’occasione per parlare non solo dei 49 milioni, che in realtà sono 800mila…”, cioè l’ultima tranche dei soldi pagati dal Parlamento nel 2013, sulla base dei rendiconti falsati tra il 2008 e il 2010.
Le tensioni fra alleati mettono a rischio anche il voto al senato sul decreto Sicurezza bis, anche se il Carroccio punta a sostituire i dissidenti 5Stelle col soccorso di Forza Italia e Fdi.