In molti, adesso, sono impegnati a comprendere natura e portata di eventuali responsabilità.
Una delle domande più frequenti è relativa ai modi tramite cui, nel corso di questi anni, si è proceduto a controllare la tenuta del viadotto.
Stando ad un articolo pubblicato da Repubblica, le ricognizioni sarebbero state fatte ‘a vista’, mentre i tecnici preposti sarebbero saliti all’interno di gabbie composte da ‘cestelli di acciaio’, con una strategia messa in atto al fine di verificare, martellando sul calcestruzzo, lo stato della struttura.
Una prassi, questa, utilizzata sin dal 1967.
Il ponte Morandi è un’opera iniziata nel 1963 e inaugurato dall’allora presidente Saragat quattro anni più tardi.
I controlli a vista e l’uso del martello, insomma, potrebbero aver rappresentato delle costanti.
Una delle ipotesi sussurrate è quella riguardante il venir meno di uno strallo. Ecco, allora, che la manutenzione potrebbe essere chiamata in causa.
“Se la pista del cedimento degli stralli verrà confermata dai primi rilievi tecnici, ma anche da testimonianze già rilasciate da sopravvissuti e residenti della zona – ci si chiede nel pezzo di cui sopra – , gli inquirenti si troveranno davanti ad un bivio: evento eccezionale o carenze nella manutenzione e nel monitoraggio?”. La sensazione, insomma, è che questo sia uno degli interrogativi rimasti aperti.
Intanto, dal Politecnico, hanno spiegato quali sono le consuete modailità di controllo:
“Per gli stralli del viadotto Polcevera – che sono rivestiti da una trave in calcestruzzo armato pre-compresso – il controllo di routine è l’ispezione visiva ( per valutare la presenza di fessure). Il controllo con martello strumentato viene invece eseguito su stralli più convenzionali in acciaio. In passato, sugli elementi metallici interni del viadotto Polcevera venivano anche eseguiti dei controlli cosiddetti riflettometrici“.
Cor Martello…Dimme te!