di Stefano Fassina per Il FQ, 10-8-19
“L’obiettivo della Lega è meno definito di quanto appare.
È sul tavolo non soltanto l’opzione elettorale immediata.
C’è anche il bluff per rafforzare la sua posizione in seno al governo: non tanto verso i grillini, sempre più disorientati e spiaggiati, quanto nei confronti della terza componente del governo, la più efficace grazie anche alla sponda del “vincolo esterno”: il partito del Quirinale, dell’ortodossia europeista, dell’unità nazionale e del costituzionalismo minimo.
È probabile prevalga l’obiettivo elettorale.
Ma, al di là dell’ambizione del capo, inevitabile conseguenza del consenso maturato, qual è il disegno della Lega per l’Italia, per le sue classi sociali, per Nord e Sud?
LA SCELTA di Matteo Salvini di scaricare il M5S e andare a elezioni senza “il vecchio”centrodestra zavorrato da Berlusconi implica il rilancio surrettizio dell’agenda storica, originaria e mai abbandonata della Lega Nord: quindi, la sostanziale secessione della Padania attraverso l’“Autonomia differenziata”, in un quadro neoliberista autoritario di allineamento negoziato ai precetti della Ue.
In sostanza, Matteo Salvini è “costretto” dall ’ideologia costitutiva del suo partito, dei suoi governatori e dei suoi sindaci, dalle imprese export oriented e dalle rappresentanze sindacali impegnate sul welfare aziendale ad archiviare, al di là delle chiacchiere, la Lega “Partito della Nazione”.
Non è un capriccio.
È una esigenza profonda: dato l’estremismo mercantilista dominante nell’Ue, la tensione tra vincolo esterno (la feroce competizione indotta da mercato unico ed euro) e vincolo interno (la solidarietà fiscale prevista dalla Costituzione) è sempre più insostenibile.
In un governo con il M5S, in sintonia, sulla questione della Repubblica una e indivisibile, con il partito del Quirinale, la “Lega Salvini premier” non poteva allentare, fino a rompere, il vincolo interno per salvaguardare la capacità delle imprese del Nord di resistere al vincolo esterno.
Per una ragione strutturale: perché le basi sociali del M5S vengono ulteriormente colpite dalla rideclinazione del nesso nazionale-sovranazionale nel senso “secessionista” e ancor più mercantilista; perché Reddito di Cittadinanza e salario minimo, anche in versione sindacale, sono un programma alternativo alla flat tax e alla reale portata dell’Autonomia differenziata; perché, in realtà, la Lega è partito dell’establishment economico, mentre il M5S rimane, pur vinto, almeno nella base e in tanti quadri, l’unico partito anti-sistema.
È evidente che la narrazione nazionalista della Lega continua, con l’innocua copertura di FdI. Il consenso del Sud è decisivo. Si alimenta con l’offensiva violenta anti-migranti, efficace anche al di qua del Po.
Si “compra”dalla borghesia parassitaria, sempre rapida a vendersi al vincitore in cambio di residue rendite. Si consolida attraverso la criminalità organizzata tollerata per il controllo sociale del territorio.
ALLORA CHE DEVE fare chi viene dalla sinistra e intende stare dalla parte della nostra Patria e della nostra Costituzione, del lavoro sfruttato, delle micro e piccole imprese legate alla domanda interna, della conversione ambientale, del limite ai flussi migratori per un’effettiva capacità di integrazione?
Deve costruire una controffensiva insieme al M5S, a partire dal Sud. Perché innanzitutto M5S? Perché nonostante l’inevitabile sconfitta nella prova di governo, nonostante le posture regressive sul terreno della democrazia costituzionale, il M5S, a differenza del Pd, è insediato tra le fasce di popolo più in difficoltà e tra, errori e disarmanti carenze, ha provato a dare risposte “giuste”e a resistere.
Ma il M5S intende aprirsi?”
Movimento Patria e Costituzione