Stefano Cucchi, dopo 9 anni carabiniere imputato ammette il pestaggio: “Picchiato da due colleghi”
Crollano 9 anni di silenzi sulla morte di Stefano Cucchi.
“Fu pestato da Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro“, ha scritto in una denuncia presentata a giugno Francesco Tedesco, pure lui imputato nel procedimento che vede accusati 5 militari. Lo stesso Tedesco, Di Bernardo e D’Alessandro devono rispondere di omicidio preterintenzionale, mentre Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia.
“Il muro è abbattuto”, è stato il primo commento di Ilaria Cucchi, sorella del geometra di 31 anni, deceduto una settimana dopo il fermo all’ospedale Pertini. È la prima volta infatti che una delle persone coinvolte nei processi dichiara che quanto sostenuto dalla procura di Roma è vero.
Il verbale di Tedesco: “Schiaffi e calci, poi cadde sul bacino”
A svelare la svolta nel caso è stato il pm Giovanni Musarò durante un’udienza.
Il pubblico ministero ha rivelato come, il 20 giugno scorso, Tedesco abbia presentato una denuncia sulla vicenda, a seguito della quale, tra luglio e ottobre è stato sentito tre volte dai magistrati di piazzale Clodio.
Lo scorso 20 luglio, Tedesco viene ascoltato e mette a verbale il suo racconto: “Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete”, disse a Di Bernardo e D’Alessandro mentre uno “colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto” e l’altro “gli dava un forte calcio con la punta del piede”.
Poi precisa che “Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino“.
“Nicolardi sapeva tutto. Scomparsa annotazione di servizio”
“In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto“. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.