“Il flash mob dura meno di un’ora.
Il tempo di leggere i nomi dei comuni che hanno aderito alla manifestazione e di cantare l’inno di Mameli, dopodiché le persone venute per esprimere il loro “sì” alla Torino-Lione, vestite nei gilet arancioni o avvolte nella bandiera europea, possono ripartire.
Circa 25milapersone per la questura, ma 30mila per gli organizzatori, ieri mattina in piazza Castello a Torino hanno partecipato alla nuova manifestazione organizzata dalla sette “madamine ” con l’ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi, Mino Giachino, ancora insieme dopo il primo raduno.
“A due mesi dalla manifestazione di novembre oggi torniamo in piazza per chiedere un’accelerazione nelle presa di decisione su un’opera che non può essere fermata”, spiega prima dell’inizio Patrizia Ghiazza, portavoce del gruppo di donne che ha lanciato l’iniziativa.
Se a novembre i protagonisti della piazza erano i rappresentanti delle imprese e i cittadini sfiduciati dai partiti, questa volta gli obiettivi sono tutti per i politici.
IN PIAZZA si vede il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino, che alla fine del 2018 ha lanciato il suo progetto elettorale, quella lista “Sì al Piemonte del Sì”che affiancherà il Partito democratico alle prossime regionali. Tra i big del Pd si vede Maurizio Martina, unico dei candidati segretari che si mostra in questa piazza del Sì Tav.
Con lui, l’ex senatore Stefano Esposito.
A Torino arriva il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Oltre a lui, per Forza Italia ci sono Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, rispettivamente capogruppo alla Camera e al Senato.
E c’è soprattutto la Lega, rappresentata dal ricercatissimo capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e dal consigliere comunale Fabrizio Ricca. Insomma, le principali forze politiche che hanno governato l’Italia negli ultimi anni hanno superato le linee di separazione e si sono ritrovate nella stessa marea di persone per dare un segnale al governo, o meglio: alla componente del M5s.
Proprio la presenza di una forza governativa stupisce di più: “Non è incoerente che la Lega sia in piazza, c’era già l’altra volta. Ma essendo anche un’importante forza di governo deve contribuire a decidere e in fretta”, dice Chiamparino.
Toti sottolinea che “la Lega ha nel suo dna un Paese che cresce, che guarda alle imprese, che vuole modernizzarsi, fatto di grandi opere e dunque mi sembra naturale che oggi sia qua”.
MOLINARI conferma che quella sulla Torino-Lione “è una posizione storica della Lega, che è a favore dello sviluppo e delle grandi opere”. Non nega che con gli alleati possano esserci degli attriti, ma “il contratto di governo serve a mitigare le posizione diverse: come abbiamo trovato un compromesso su altri temi lo troveremo anche sulla Tav”.
Molinari non ha una ricetta per questa sintesi, ma pensa che si potrà lavorare su alcuni punti: taglio degli sprechi, maggior efficienza e se servisse una modifica del tracciato. Dice ancora Molinari: “Abbiamo rispetto di quel 32 per cento di elettori che ha votato per i Cinque stelle.
Bisogna tenere conto che in questo territorio il M5s ha avuto molto seguito”. Se non si troverà un accordo, “prima di mandare in fumo questo progetto bisogna dare la parola ai diretti interessati”.
Conferma il ministro dell’Interno Matteo Salvini da Milano: “Se non c’è una sintesi all’interno del Governo, decidono gli italiani, come è giusto che sia” anche perché “nel contratto di governo ci sono i referendum propositivi come in Svizzera, giustamente, quindi se sul Tav non c’è un accordo politico la parola passa agli italiani”.
MOLTI dei politici di piazza Castello sono d’accordo con la consultazione popolare, invece le organizzatrici del flash mob ritengono che la presenza delle persone in piazza “è già un referendum”.
Da tempo Chiamparino ha intenzione di lanciare una consultazione popolare, come previsto dall’articolo 86 dello Statuto regionale su argomenti di interesse del Piemonte. “E se non è la Tav un interesse del Piemonte non so cosa lo sia”, dice. Commenta Martina: “Se lo propone il territorio dico sì. Se lo propone un vicepremier dico di no. Il governo si deve fare carico di una decisione”.
Le uniche incertezze sono all’interno di Forza Italia. Gelmini lo escluderebbe, invece Toti eviterebbe i costi di una consultazione, ma non chiude: “Facciamo il referendum, ma gli elettori hanno dimostrato molte volte che vogliono l’ammodernamento del Paese”. “Erano 10mila, 20mila persone?
Bene, noi come governo dobbiamo stare attenti ai numeri perché poi quell’opera dovrebbero pagarla in 60 milioni, Lampedusa compresa”, ha risposto via Facebook il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Molto più duro il movimento No Tav che boccia l’idea di una consultazione popolare: “L’ipotesi di referendum è solo travestita da espressione popolare perché serve a legittimare il sistema delle grandi opere.
Se l’analisi costi benefici fosse stata positiva non si sarebbero stracciati le vesti per chiedere il referendum ma avrebbero accettato tranquillamente lo studio”.
di » ANDREA GIAMBARTOLOMEI Il FQ