“Chiedo al Partito Democratico, finora silente, di prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti in questa vicenda, i cui comportamenti diretti a manovrare sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone sono assolutamente certi, se vuole essere credibile nella sua proposta di rinnovamento e di difesa dello stato costituzionale di diritto dell’aggressione leghista”.
Lo afferma in un post sui social network l’europarlamentare del Pd Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia, commentando il caso Palamara e gli sviluppi investigativi che coinvolgono tra gli altri anche l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo Renzi, Luca Lotti e il parlamentare dem Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia., ex procuratore nazionale antimafia, commentando il caso Palamara e gli sviluppi investigativi che coinvolgono tra gli altri anche l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo Renzi, Luca Lotti e il parlamentare dem Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia.
“Caso Palamara effetto di un disegno iniziato con il governo Renzi”
Il parlamentare europeo ricorda che “nel 2014 il governo Renzi, all’apice del suo effimero potere, con decreto legge, abbassò improvvisamente, e senza alcuna apparente necessità e urgenza, l’età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni.
Quella sciagurata iniziativa – sostiene Roberti – era palesemente dettata da un duplice interesse: liberare in anticipo una serie di posti direttivi per fare spazio a cinquantenni rampanti, in qualche caso inseriti in ruoli di fiducia di ministri, alla faccia della indipendenza dei magistrati dalla politica”.
Il secondo interesse dell’intervento normativo voluto da Renzi era diretto a “tentare di influenzare le nuove nomine in favore di magistrati ritenuti (a torto o a ragione) più ‘sensibili’ di alcuni loro arcigni predecessori verso il potere politico. Il disegno – spiega l’europarlamentare – è almeno in parte riuscito perché da allora, mentre il Csm affannava a coprire gli oltre mille posti direttivi oggetto della ‘decapitazione’, si scatenava la corsa selvaggia al controllo dei direttivi, specie delle procure. Il caso Palamara ne è, dopo cinque anni, la prova tangibile, sebbene temo sia soltanto la punta dell’iceberg“.
Le intercettazioni sugli incontri “carbonari” e notturni sullo scandalo che sta travolgendo l’intera magistratura italiana arrivano fino a qualche settimana fa.
Intrighi e complotti notturni in hotel per indirizzare le nomine nelle procure a cominciare da quella di Roma, dove c’è da disegnare il dopo Pignatone e il dopo Ielo, soprattutto.
Ufficio che ha chiesto il rinvio a giudizio per Lotti nell’inchiesta Consip ed è proprio Lotti che convoca Palamara e 5 altri magistrati in piena notte nella stanza d’albergo di Cosimo Ferri (altro esponente del Pd ed ex magistrato pure lui). Siamo davvero all’altro ieri, si può dire.
Ma vedersi e dopo mezzanotte e in hotel è troppo importante per stabilire il da farsi. La mission è sponsorizzare per Roma Viola e bloccare Lo Voi ma soprattutto Creazzo, che a Firenze ha spedito agli arresti i genitori di Renzi.
E nel cuore della notte c’è anche il pm della procura di Paola Antonio Lepre nella stanza d’albergo di Ferri dove c’è pure Lotti e Palamara e altri magistrati.
È questo che emerge dalle carte recentissime dell’inchiesta di Perugia sull’intrigo politica-toghe nell’assegnazione dei nomi da mandare a capo delle procure.