di ALAN DAVID SCIFO per Il FQ, 2-6-19
““Ho agito per necessità entrando in porto, sinceramente ero convinta che la motovedetta si sarebbe scansata”.
Carola Rackete racconta questo al procuratore Salvatore Vella nella calda giornata che la vede protagonista ad Agrigento dopo l’episodio avvenuto a Lampedusa dove la capitana della Sea Watch non si è fermata all’alt delle forze dell’ordine, fino alla collisione con la motovedetta della Guardia di finanza che occupava il molo.
Ed è stata arrestata.
SOLO OGGI la giudice Alessandra Vella deciderà sulla richiesta della Procura di Agrigento di convalida dell’arresto e di divieto di dimora nella provincia di Agrigento, quindi anche a Lampedusa, per i reati di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate.
Nella sua giornata più lunga Carola non è però da sola: con lei tante persone che l’hanno salutata al porto, al grido di “Carola, Carola” dimostrando la propria solidarietà tra grida e lacrime, striscioni e bandiere: “Noi vogliamo l’accoglienza”.
Applausi anche dopo le tre ore di interrogatorio, davanti al tribunale di Agrigento, da dove ha parlato anche l’avvocato Alessandro Gamberini:
“La decisione di Carola di attraccare a Lampedusa non è fondata su delle impressioni avute annusando l’aria ma da una situazione che poteva degenerare: i migranti potevano essere protagonisti di episodi di autolesionismo, di suicidio, e qualcuno si poteva buttare in mare”
Di altro avviso è il procuratore capo Luigi Patronaggio, il quale ha escluso lo stato di necessità e ritenuto volontario l’atto di Carola Rackete:
“Non si tratta di una azione di bisogno – ha spiegato –perché la nave aveva ricevuto assistenza medica ed era in contatto per ogni tipo di altra assistenza. Ha invece svolto una manovra azzardata con i motori laterali che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta sulla banchina: un atto fatto con coscienza e volontà”.
Gli avvocati contestano la qualifica di nave da guerra della motovedetta con la quale c’è stata la collisione, confermata anche dalla difesa:
“L’arresto –sostiene Gamberini – fa leva su una strana norma del codice della navigazione sulla resistenza a una nave da guerra. Questa è una sopraelevazione della qualificazione giuridica. La motovedetta è una nave militare ma non da guerra”.
Stato di necessità e nave non da guerra sono i due punti centrali della difesa.
LA GIORNATA ad Agrigento era iniziata con gli applausi di sindacati e associazioni all’arrivo della capitana tedesca nel porto di Porto Empedocle, dove lei ha ricambiato il saluto, esausta, ed è terminata con le parole le parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Merita il carcere”.
Ma in carcere non andrà.
“In ogni caso – ha detto ancora il vicepremier – siamo comunque pronti a espellere la ricca fuorilegge tedesca”, come è possibile in casi eccezionali anche per i cittadini comunitari.
Gli avvocati della donna sono però tranquilli:
“Non ci sarà un decreto di espulsione anche perché c’è un altro procedimento nel quale Carola dovrà essere ascoltato. Quindi il ministro dovrà trattenere le sue ire”.
Il 9 luglio infatti Carola Rackete dovrà tornare in Procura per rispondere del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. discussa separatamente.
“Si discuterà se il salvataggio dei migranti è stato effettuato per stato di necessità –ha detto Patronaggio –dopo aver verificato se ci sono stati contatti tra i trafficanti di essere umani e l’equi – paggio della Sea Watch, per questo motivo si è agito con una perquisizione sulla nave”.
Per domani i rappresentanti della ong tedesca sono stati chiamati alla Camera per u n’audizione sul decreto Sicurezza bis che ha fatto infuriare il sottosegretario leghista all’Interno, Nicola Molteni:
“Vengono considerati interlocutori dei fuorilegge che speronano le navi”.
A scuotere la giornata anche la diffusione di una foto segnaletica di Carola Rackete negli uffici di Lampedusa: è stata aperta un ’inchiesta interna della Questura.”