di Luca De Carolis e Paola Zanca per Il FQ, 5-10-19
F orse è un’arma di pressione. Forse sono soprattutto voci diffuse per ottenere di più nell’intricata partita dei capigruppo.
Ma di certo ai piani alti del Movimento sono in allarme: tanto da aver consultato nelle ultime ore deputati di varie aree e orientamenti, ascoltato malumori e mezze frasi, valutato indicazioni e umori.
Perché lassù vogliono capire se sia davvero possibile che alcuni eletti a 5Stelle alla Camera si stacchino per formare una componente o addirittura un gruppo autonomo.
E sarebbe la scissione.
UN INCUBO LONTANO, assicura un big: “Per fare un gruppo servono 20 eletti, e finora non ne abbiamo trovato tracce visibili, cadono tutti delle nuvole”.
Però le verifiche interne sono in corso, da giorni. Perché da giorni arrivano “strani segnali”, raccontano. Per esempio quattro deputati starebbero cercando un soci al media manager per gestire in via autonoma la comunicazione, parola che dentro il M5S fa sempre rima con potere.
E nella votazione di tre giorni fa per gli incarichi a Montecitorio, fanno notare, c’è stato un flusso di voti verso grillini diversi da quelli spinti ufficialmente dal Movimento e poi eletti: il capogruppo uscente Francesco D’Uva, diventato questore, e Luigi Iovino, dimaiano scelto come segretario d’Aula. E poi ovviamente ci sono le voci, che raccontano un malessere “diffuso”.
Un clima plumbeo che trabocca da chat e conciliaboli, e che traspare nelle trattative per arrivare a un nuovo capogruppo. Martedì prossimo il nuovo presidente del gruppo dovrà essere votato dai deputati, ma è assai improbabile che si arrivi a un verdetto, visto che per essere eletti nella prima tornata bisogna superare il 50 per cento dei voti: difficile, con tre candidati in corsa e un gruppo diviso.
Per ora in lizza sono il vicecapogruppo Francesco Silvestri (favorito), l’avvocato barese Anna Macina e Raffaele Trano, membro della commissione Finanze. Ognuno ha dovuto presentare anche una possibile squadra, dal vicecapogruppo al tesoriere.
Ma in caso di votazione a vuoto martedì si dovrà ripartire da zero con nuove candidature e nuove squadre. Per questo, è la sensazione dei vertici, le indiscrezioni su una mini-scissione si stanno rafforzando: ossia vengono alimentate da chi sollecita posti e attenzione anche per i malpancisti. Attenti a non esporsi in prima persona, ma attivissimi nel lanciare segnali.
Non a caso, il capo politico Luigi Di Maio ha detto più volte in privato di non voler essere “tirato in mezzo” nella questione. Perché vede il gioco di nervi in controluce, più facile in un Movimento squassato da polemiche e rancori.
Ieri alcuni dissidenti hanno lanciato “la carta di Firenze”per rifondare il M5S.
Ma a pesare è il malumore di ex ministre come Giulia Grillo e Barbara Lezzi, furibonde con Di Maio per l’esclusione dal governo. Mentre diversi tra Camera e Senato che riflettono sul da farsi, con il senatore Ugo Grassi che rimane il primo in bilico.
PERÒ TRA SCIARADE e tatticismi qualcuno ha davvero la tentazione di fare il grande salto con un nuovo gruppo. E probabilmente lo sa anche l’allea – to di governo Matteo Renzi. Pochi giorni fa gli hanno chiesto se Di Maio lo abbia davvero pregato di non portarsi grillini in Italia Viva.
E l’ex segretario dem ha risposto alla sua maniera: “Boh”.
Perché la scissione a 5Stelle per ora è solo una possibilità, ma agli altri fa già paura, e a lui molto comodo.